Ha fatto il giro del mondo la notizia della vittoria contro la Svizzera presso la Corte Europea dei Diritti Umani (Cedu) dell’associazione elvetica Anziane per il clima, supportata da Greenpeace Svizzera, che ha portato per la prima volta un tribunale transnazionale specializzato in diritti umani a sostenere esplicitamente il diritto alla protezione del clima.

Nella sua sentenza, la Cedu ha stabilito i requisiti specifici che gli Stati membri devono soddisfare per rispettare i loro obblighi in materia di diritti umani. Nell’ambito di questo procedimento, come terza parte anche l’Italia, tramite l’Avvocatura generale dello Stato, aveva presentato una propria memoria, per supportare la posizione della Svizzera.

Questa sentenza rappresenta una pietra miliare per le controversie sul clima a livello globale. Tutti gli Stati del Consiglio d’Europa potrebbero essere invitati dai loro cittadini a rivedere e, se necessario, rafforzare la loro politica climatica sulla base dei principi sviluppati dalla Cedu e per salvaguardare i diritti umani. Ne beneficerebbero tutte le persone, al di là della generazione a cui appartengono.

E sono sempre di più le cosiddette climate litigation lanciate da attiviste e attivisti, organizzazioni o semplici cittadine e cittadini. Secondo l’Unep, il numero di cause climatiche è infatti più che raddoppiato dal 2017 a oggi. Proprio in questi giorni è in corso l’appello fatto da Shell rispetto a un’altra sentenza storica a livello climatico, che nel 2021 ha dato ragione a Friends of the Earth Netherlands (Milieudefensie), insieme a Greenpeace Netherlands, altre organizzazioni e 17.379 singoli co-ricorrenti, stabilendo che la compagnia fossile deve e ridurre le sue emissioni di CO2 del 45% entro il 2030. Un verdetto è atteso per la seconda parte del 2024.

Il caso Milieudefensie vs Shell ha ispirato azioni legali simili anche in altri Paesi, Italia inclusa. Il 9 maggio 2023 dodici cittadine e cittadini, Greenpeace Italia e ReCommon hanno notificato a Eni un atto di citazione davanti al Tribunale di Roma per l’apertura di una causa civile per i danni subiti e futuri derivanti dai cambiamenti climatici, a cui l’azienda ha contribuito con la sua condotta negli ultimi decenni, continuando a investire nei combustibili fossili. La prima udienza di questo contenzioso climatico si è tenuta lo scorso 16 febbraio.

Su un altro fronte, ma altrettanto significativa, la vittoria ottenuta di recente in tribunale in Francia da Greenpeace contro TotalEnergies. Lo scorso 28 marzo, la Corte giudiziaria di Parigi ha respinto la citazione che la compagnia aveva intentato nei confronti di Greenpeace Francia, a seguito della pubblicazione da parte dell’organizzazione ambientalista di un rapporto in cui si denunciava che le emissioni di gas serra dell’azienda francese sono di gran lunga più elevate di quanto dichiarato ufficialmente.

TotalEnergies avrebbe voluto che il tribunale civile ordinasse a Greenpeace France di cancellare il rapporto e tutte le pubblicazioni correlate, oltre a pagare una multa di duemila euro al giorno. La corte si è però pronunciata a favore di Greenpeace Francia, ritenendo la citazione troppo vaga per consentire alla Ong di difendersi nel merito in modo efficace.

* Dip. Comunicazione Greenpeace Italia