Della letale efficacia dei droni turchi Bayraktar TB-2, contro i convogli con i rifornimenti per i reparti di attacco russi, si parla e si scrive da giorni. E un gruppo di musicisti ucraini ha addirittura dedicato una canzone a questi aerei pilotati a distanza. Mercoledì una nuova spedizione di Bayraktar sarebbe giunta in Ucraina e, afferma il ministero della difesa di Kiev, i droni sono già operativi assieme ai sistemi di difesa aerea portatili Fim-92 Stinger e ai razzi anticarro Fgm-148 Javelin forniti da vari paesi. Per Ankara, che aveva consegnato prima della guerra tra sei e venti Bayraktar alle forze armate ucraine, il comportamento avuto dal drone contro le forze armate russe smentisce gli esperti che dubitavano della sua efficacia contro una potenza militare con capacità di guerra elettronica e sistemi di difesa aerea all’avanguardia. Questo significherà un boom di vendite per la Baykar, l’industria bellica turca con stretti legami con la famiglia del presidente Erdogan, che ha sviluppato il TB-2 dopo che Washington aveva negato alla Turchia il drone Usa Reaper. A favorire la vendita del velivolo turco è anche il costo «contenuto»: poco più di un milione di euro.

I TB-2 si sono già visti in vari scenari di guerra. In Libia furono determinati per fermare l’avanzata di uomini e mezzi agli ordini del generale Khalifa Haftar intenzionato a conquistare Tripoli. In Siria in pochi giorni fecero strage di mezzi corazzati (e dei loro equipaggi) quando Damasco provò a riprendere il controllo della provincia di Idlib nelle mani di formazioni qaediste e islamiste radicali protette dalla Turchia. Quindi nel Nagorno-Karabakh hanno dato una mano decisiva alle forze azere nella guerra contro l’Armenia. Ora in Ucraina, secondo voci non verificabili, il Bayraktar si sarebbe dimostrato in grado di aggirare i radar e il sistema di difesa Pantsir. In particolare, non soffrirebbe il disturbo dei principali sistemi di guerra elettronica russi come il Krasukha-4 che, peraltro, è ottimizzato per paralizzare i sistemi a bordo di aerei con equipaggio e non di quelli comandati a distanza.

Allo stesso tempo, avvertono gli esperti militari, i Bayraktar TB-2 pur causando perdite significative non potranno certo capovolgere le sorti della guerra. Il generale Franco Angioni, noto comandante di missioni italiane in Libano, ha detto due giorni fa a Il Mattino che quanto visto sino ad oggi «non è una vera guerra ma sono solo prove tecniche» e che Putin se vuole può spazzare via l’Ucraina. Secondo l’esperto israeliano Tal Inbar, ricercatore presso la Missile Defense Advocacy Alliance intervistato ieri dal giornale Haaretz, le riprese video diffuse in questi giorni dall’Ucraina da un lato dimostrano le capacità dei droni turchi ma dall’altro non permettono di capire «la quantità di veicoli russi effettivamente distrutti». Inbar smentisce che il Bayraktar si basi su tecnologia israeliana passata ad Ankara prima del peggioramento delle relazioni tra i due paesi. «Non è israeliano – ha detto – non è nemmeno lontanamente vicino a ciò che Israele sta producendo». Parole nette che forse tradiscono il timore che il «successo» dei droni turchi finisca per limitare le vendite di quelli israeliani.

Intanto l’efficacia dei Bayraktar sta addirittura mettendo in difficoltà le autorità turche che fanno il possibile per non rompere con Mosca pur appoggiando l’Ucraina. Il ministero degli esteri turco ha precisato ieri che le spedizioni di droni a Kiev sono vendite di una azienda privata e non il frutto di un accordo militare tra Turchia e Ucraina.