Come al solito, il ministero della difesa russo parla di «attacchi di precisione contro il complesso militare-industriale ucraino» ma le vittime sono civili. È successo nella notte fra venerdì e sabato a Karkhiv, dove secondo le autorità locali tre droni del Cremlino hanno colpito una stazione di benzina nell’area nord-est della città, causando un grosso incendio che ha circondato diverse case e palazzi. Sette i morti, tra cui tre bambini di sette, quattro anni e sette mesi – deceduti assieme ai loro genitori – e 15 abitazioni completamente danneggiate. «La realtà parla in modo più convincente di qualsiasi parola», ha detto Volodymyr Zelenski commentando l’accaduto, forse con un’allusione alla lunga intervista di Putin concessa al giornalista statunitense Tucker Carlson nei giorni scorsi. «La Russia dovrà rendere conto di ogni singola vita che ha rovinato e distrutto».

TUTTAVIA, questo obiettivo non sembra così a portata di mano. Mentre le forze russe sembrano in procinto di prendere Aviidivka, l’Ucraina si trova a fronteggiare una crescente scarsità di munizioni e ha appena dato vita a un ricambio nel gabinetto di guerra che preannuncia con tutta probabilità modifiche nella propria strategia di difesa. Dopo il discusso rimpiazzo del generale Valerii Zaluzhnyi con Oleksandr Syrskyi, sono stati annunciati ieri e l’altro ieri nuove rotazioni ai vertici militari: Anatolii Barhylevych è diventato luogotenente generale e i colonnelli Vadym Sukharevskyi e Andrii Lebedenko sono entrati a far parte della squadra di Syrskyi.

Più che altro, il “cambio di passo” dovrebbe coinvolgere in particolare gli alleati occidentali: in attesa del prossimo meeting previsto per il 14 febbraio a Ramstein, il giornale tedesco Handelsblatt ha riferito di un possibile passaggio di consegne dagli Usa alla Nato per quanto riguarda il coordinamento degli aiuti militari all’Ucraina – citando una fonte interna all’Alleanza atlantica. Una mossa che permetterebbe di limitare le difficoltà legate a un’eventuale rielezione di Donald Trump alla Casa bianca, e in generale alla pressione posta dai repubblicani sul supporto a Kiev.

NEL FRATTEMPO, Zelensky prosegue il dialogo con i leader del G7 per discutere del sostegno al proprio paese e della possibilità di stringere accordi bilaterali di difesa, come era stato ipotizzato al meeting Nato dello scorso luglio a Vilnius: ieri il turno di Macron, che ha avuto una telefonata con l’omologo ucraino e ha ribadito il proprio impegno. La guerra si allunga e i timori si intensificano: «L’Occidente non vuole la guerra con la Russia, ma dev’essere preparato per uno scontro che potrebbe durare decenni», ha affermato in un’intervista il segretario generale dell’alleanza atlantica Jens Stoltenberg.

A pagare il prezzo di questo “scontro ibrido”, anche le persone migranti: in Finlandia oggi si vota ed entrambi i candidati promettono una linea dura contro i richiedenti asilo provenienti dal lato russo, che arrivano al confine spesso su pressione delle guardie di frontiera della Federazione.