«Forse sono ottimista ma sono certo che le diversità di vedute su ius scholae e cannabis non porteranno nessun problema per il governo». Al termine del consiglio dei ministri Mario Draghi prova a raffreddare gli animi della sua maggioranza, resi incandescenti dall’arrivo in aula di due disegni di legge riguardanti la riforma della cittadinanza e la possibilità di coltivare in casa fino a quattro piantine di cannabis per uso personale. Due provvedimenti parlamentari, ricorda non a caso il premier, sui quali il governo non ha alcun titolo per intervenire. Entrambi argomenti, però, contro i quali Lega e Fratelli d’Italia hanno subito alzato barricate con la prima che, pur di ottenerne il ritiro, è arrivata a ventilare una crisi di governo.

Proclami a parte, almeno per ora invece la ventilata crisi sembra rinviata. La discussione sui due ddl, cominciata solo due giorni fa, è slittata alla prossima settimana su richiesta del Pd. La mossa è tutt’altro che una ritirata visto che servirebbe a impedire che i due provvedimenti finiscano in coda ai lavori dell’aula, come assicura la dem Debora Serracchiani a proposito della cittadinanza: «Il rinvio dell’esame del provvedimento sullo ius scholae ci consente di continuare ad averlo nel calendario di luglio», spiega la capogruppo alla Camera. «Diversamente avendo la precedenza i lavori della commissione sul dl Aiuti che deve essere mandato al Senato, lo ius scholae sarebbe finito in coda all’intero calendario di luglio già predisposto, mettendo a rischio il via libera». In questo modo, invece, la discussione riprenderà il 5 luglio con l’obiettivo di arrivare al voto entro la fine del mese. «Nessun cedimento», promette Serracchiani.

Oggetto dello scontro è soprattutto lo ius scholae, la possibilità per i figli di immigrati nati nel nostro Paese o che vi sono arrivati prima di aver compiuto i 12 anni di diventare cittadini italiani al termine di un ciclo di studi di 5 anni. Enrico Letta ne ha parlato ieri intervenendo nella direzione del partito. «Rimango senza parole se si pensa di fare cadere governo se non si vogliono dare dei diritti», ha detto il segretario. «Il metodo della Lega e di Salvini è incomprensibile: è un tema parlamentare, non di governo». E poi: «Cosa avremmo dovuto fare noi quando cadde il ddl Zan?» ha chiesto riferendosi alla legge contro l’omotransfobia bloccata al Senato. Quindi la promessa: «Sullo ius scholae non arretriamo di un millimetro», dsalvo poi aggiungere: Siamo pronti a discutere, siamo aperti ai cambiamenti necessari ma non diamo un’altra volta a questi giovani italiani la speranza frustrata». La stessa apertura fatta proprio con il ddl Zan e pericolosa visto come è andata a finire.

Chi a discutere non ci pensa proprio è la Lega. Per Matteo Salvini la riforma della cittadinanza è soprattutto un’occasione per tornare ad attaccare sull’immigrazione, specie dopo i risultati delle amministrative. «Mentre gli italiani hanno problemi di stipendi troppo bassi e bollette troppo alte, la sinistra blocca il parlamento con leggi per legalizzare le droghe e regalare cittadinanze agli immigrati», è tornato a ripetere anche ieri. Al di là delle parole, lo scontro vero si avrà in aula a partire dalla prossima settimana, con la Lega che ha già depositato 1.500 emendamenti allo ius scholae: «Faremo di tutto per evitare che l’attuale legge sulla cittadinanza venga stravolta da questo scempio» ha promesso il leghista Igor Iezzi, relatore di minoranza della legge.