La buona notizia della condanna a Derek Chauvin per l’omicidio di George Floyd è durata poche ore. Nei giorni successivi, come a riportare gli Usa con i piedi per terra, uomini in divisa hanno ucciso o ferito altre persone. Episodi diversi con un finale quasi identico.

Il caso che sta suscitando scalpore risale al giorno della condanna di Chauvin e riguarda la morte di Andrew Brown jr. a Elizabeth City, in North Carolina. Brown, 42 anni e precedenti penali, stava per essere arrestato quando avrebbe mosso l’auto e per questo gli avrebbero sparato. L’autopsia fatta fare dalla famiglia fornisce un’altra versione: 4 colpi sul braccio, che Brown teneva sul volante e uno dietro la testa sparato quando questi mosse l’auto per sfuggire alle pallottole.

Le autorità hanno mostrato agli avvocati solo 20 secondi del video ripreso dalla body cam dell’agente che ha sparato.

Quel video ci dirà se si è trattato di un vero tentativo di fuga – comunque fuga di una persona disarmata. Durante e dopo il processo per la morte di George Floyd erano venute le morti di Daunte Wright, il minorenne con le mani alzate che aveva gettato una pistola in un cespuglio, e Ma’Khia Bryant, uccisa mentre litigava con un familiare a Columbus, Ohio. Di questi giorni anche la morte di Mario Gonzalez, ad Alameda in California dove questi sedeva in un giardinetto parlando da solo quando la polizia lo ha fermato. Nella colluttazione che ne è seguita, il 26enne ispanico è morto.

Nel video sentiamo le voci degli agenti dire: «Mario, per favore, smetti di resistere». Sappiamo che il fermo avveniva per un’infrazione minore – il giovane aveva bevuto alcool nel parco – e che Gonzalez viene bloccato da tre persone. Ultimo, ieri, è il caso di Isaiah Brown, Spotsylvania, Virginia, che un poliziotto ha prima riaccompagnato a casa perché la sua auto era rotta e poi era stato spedito di nuovo verso la casa dell’uomo di 32 anni che stava litigando con il fratello e aveva chiamato il 911 dicendo «Lo uccido». L’agente ha visto Brown, ha scambiato il telefono per una pistola, gli ha intimato di gettarla e poi lo ha ferito. Brown è in ospedale tra la vita e la morte.

Tutti gli agenti coinvolti in questi episodi sono stati sospesi e in alcuni dei casi sono state avviate indagini federali. Se qualcosa davvero si muove, almeno sul fronte delle responsabilità, lo scopriremo. Certo è che l’uso della forza continua a essere molto, troppo normale.