Il decreto Sud sarà alla Camera oggi, il governo ha già annunciato la fiducia, martedì il voto finale. Il titolo completo è «Disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione, per il rilancio dell’economia nelle aree del Mezzogiorno, nonché in materia di immigrazione». La norma accentra in una cabina di regia i Fondi sviluppo e coesione (all’80% destinati al Sud) e istituisce la Zona economica speciale per il Mezzogiorno in sostituzione delle attuali otto, la gestione affidata a una Struttura di missione presso la presidenza del Consiglio e alle dirette dipendenze del ministro per gli Affari europei. «Il dl coesione è una grande illusione» spiega il parlamentare Marco Sarracino, responsabile Mezzogiorno del Pd.

«In primo luogo si accentra a Roma la gestione dei fondi Fsc commissariando le regioni meridionali – prosegue Sarracino -. Poi si costruisce una Zona unica che, per come è impostata, finirà per dimostrare che ‘se tutto è Zes, nulla è Zes’. Abbiamo avuto audizioni con imprese e commissari delle otto Zone. Stavano dando dei risultati importanti e ora rischiano di fermarsi per tre motivi: l’accentramento a Roma delle procedure creerà un imbuto che rallenterà le pratiche. Le coperture sono rimandate alla legge di bilancio, nella bozza della manovra è previsto uno stanziamento insufficiente (1,8 miliardi per il 2024 ndr), parliamo di un territorio 500 volte più vasto delle attuali Zes».

E poi c’è un terzo nodo: «Le imprese devono investire almeno 200mila euro. Il commissario Zes della regione Abruzzo ci ha detto che il 90% degli investimenti nella sua area è di importo inferiore. Il tessuto produttivo al Sud è fatto soprattutto di piccole e medie imprese. Quella del governo è solo propaganda. Infine, gli ultimi due articoli del dl sono dedicati ai Cpr, misure pesantissime contro i migranti. Questo decreto sembra scritto a Pontida: si scaglia contro il Sud e contro chi scappa da guerre e povertà dimenticando i giovani che vanno via in cerca di futuro».

Eppure il governo sembra impegnato sul Mezzogiorno: decreto Sud, decreto Caivano, Ponte sullo stretto. «Non basta il nome di una misura, senza coperture adeguate, per invertire le politiche in campo – commenta ancora Sarracino -. Mettiamo in fila le tre scelte identitarie compiute in questo primo anno. Decreto Lavoro col taglio al Reddito di cittadinanza, aumento della precarietà con la spinta ai contratti a termine e ai voucher, la compressione dei diritti per i lavoratori delle piattaforme. Scelte che al Sud hanno un impatto enorme aumentando le disuguaglianze: in Campania il 37% dei lavoratori privati guadagna meno di 9 euro l’ora, è quindi sotto la soglia del salario minimo cioè quello che il governo non vuole introdurre. E poi c’è il Pnrr che si sta trasformando in un campo di battaglia che finirà per penalizzare i comuni del Mezzogiorno, ostacolati nei progetti già presentati. Ma non solo: ci opporremo al tentativo di sostituire il Pnrr con i fondi Fsc e vigileremo che non vengano dirottati al di fuori del Sud, a cui sono destinati».

Il vicepremier Matteo Salvini ieri era a Napoli per raccontare i vantaggi dell’autonomia differenziata: «Rischiamo di assistere alla spaccatura del Paese, che potrebbe essere addirittura irreversibile – conclude Sarracino -. Se la fermiamo, la maggioranza si rompe e il governo potrebbe cadere. I sedicenti patrioti, tra l’andare a casa e far passare l’autonomia, preferiranno spaccare il Paese. Il governo sta tradendo il Mezzogiorno».