Sono giovani e determinati. Ma anche angosciati per le conseguenze dei cambiamenti climatici. «Siamo preoccupati per il nostro futuro», è il messaggio di Adelaïde Charlier, 18 anni, studentessa belga, portavoce di Youth for climate Belgium. Un movimento di studenti che dall’inizio dell’anno ha deciso di saltare i corsi del giovedì per manifestare a favore di azioni concrete in difesa del clima. Un’iniziativa che in un primo momento ha chiamato a raccolta poche centinaia di studenti, ma che col passare delle settimane è cresciuta nei numeri. Un appello alla responsabilità della classe dirigente perché agisca «in fretta». Sul banco degli imputati l’attuale modello di società, poco rispettoso dell’ambiente e dell’equilibrio sociale. Adelaïde racconta le ragioni di un movimento che lancia una chiamata mondiale, in difesa del clima, per questo venerdì.

Perché scendere in piazza il 15 marzo?

Chiediamo un cambio di passo rispetto alle politiche sul clima. Il nostro sistema politico ed economico sembra non rendersi conto che il pianeta sul quale viviamo ha delle risorse limitate. La classe dirigente deve avere il coraggio di prendere decisioni, anche impopolari, poiché qui è in gioco il futuro di tutti noi. Il 15 marzo sarà una marcia a cui parteciperanno tutte le generazioni. Saranno almeno 50 i paesi coinvolti. Anche l’Italia. Ne approfitto per lanciare un appello affinché anche da voi in tanti vadano a manifestare.

Come è nato il movimento Youth for climate in Belgio?

Siamo stati ispirati da Greta Thunberg. Dopo la marcia del 2 dicembre scorso a Bruxelles, quando in 75 mila sono scesi in piazza per chiedere una politica climatica più ambiziosa, il governo belga si è astenuto al Consiglio europeo quando bisognava sostenere una politica energetica più responsabile. Abbiamo capito che bisognava fare qualcosa per essere ascoltati, come saltare i corsi del giovedì.

Quale messaggio volete lanciare?

Per noi è una forma di disobbedienza civile. Gli esperti ci dicono che non possiamo continuare in questa direzione. Le specie animali si stanno estinguendo. I cambiamenti climatici provocheranno dei fenomeni migratori ben più intensi di quelli che conosciamo oggi. E chissà che domani non si sia proprio noi i futuri migranti climatici. Questa sensazione di inquietudine si amplifica quando vediamo che gli adulti non realizzano che è il nostro futuro ad essere in pericolo. Non c’è più tempo e l’unico modo per farci sentire era un atto forte, come quello di non andare a scuola.

Qual è stata la reazione degli adulti?

Credo che questa iniziativa abbia fatto paura a molti. Un atto di disobbedienza civile non è mai piacevole. Allo stesso tempo abbiamo sentito tanta solidarietà intorno a noi. In ambito familiare, prima di tutto. Ma anche a scuola. Molti professori solidarizzano con noi.

Anche il mondo scientifico vi sostiene.

Credo che vedere i ricercatori scendere in piazza al nostro fianco ci abbia dato credibilità. Ma soprattutto ci permette di mostrare che ci sono dei fatti concreti e delle soluzioni. Noi cerchiamo solo di colmare lo scarto fra un mondo politico negazionista e il mondo scientifico che ha già immaginato delle soluzioni.

Siete stati ricevuti da molti dirigenti politici, locali ed europei. Vi sentite ascoltati?

È vero, molti dirigenti politici ci hanno ricevuto ma sento ancora molto scetticismo, anche se qualcosa inizia a muoversi. Per esempio il ministro dell’ambiente della regione Vallonia ha recentemente proposto una tassa europea sull’emissione di Co2. Queste iniziative vanno nella direzione giusta ma è anche necessario che ad esse seguano le alternative. Il cambiamento deve andare nella direzione di una giustizia climatica, ovvero coinvolgendo tutti i cittadini nel passaggio verso un nuovo modello di società più ecologico e più inclusivo. Spero che sia solo l’inizio di un percorso più lungo ed ambizioso. È questo il tempo del coraggio.

Fino a quando questa mobilitazione durerà?

Questa è una domanda che ci fanno in molti. Ma bisognerebbe girarla al mondo politico. La mobilitazione sarà permanente fino alle elezioni del 26 maggio. E, se necessario, continueremo a tenere la pressione alta anche dopo.

Avete spesso interloquito con i politici locali. Vi rivolgete anche ai dirigenti europei?

La marcia del 15 marzo terminerà davanti al Parlamento europeo. Il nostro è un messaggio universale.

Anche Greta Thunberg è scesa in piazza al vostro fianco.

È stato incredibile averla con noi, poiché è stato il suo gesto ad ispirarci. Soprattutto perché ci permette di lanciare un messaggio che oltrepassi le frontiere.