Le major contro la memoria. Utilizzando il copyright. Contro la memoria, perché anche la musica ha la sua storia da conservare attraverso i suoi supporti originali. Un po’ come la pellicola è stata per il cinema. Così prima dei 33 e dei 45 c’erano i 78 giri.

Una storia che comincia alla fine dell’800, quando fu brevettato il primo grammofono. In quegli anni già si usava la cera al posto della carta stagnola per imprimere il tracciato delle onde sonore.

Ma l’ingegnere Emile Berliner, nel’1887, decise di usare un disco, un cerchio, al posto del cilindro utilizzato fino ad allora. I primi dischi, dopo qualche esperimento in vetro o in lamina rivestita di cera, furono prodotti in ceralacca. Il vinile arriverà solo nel ’48, con la Columbia Records.

Ma come è facile capire i 78 giri originali – tanto più quelli in ceralacca – sono destinati a deperire. A distruggersi. Anche se conservati nel miglior modo possibile.

È qui che entra in scena Brewster Kahle. Un nome famoso, quello di uno strano imprenditore filantropo (più filantropo che imprenditore) che molti conoscono perché dal ’96 ha dato vita all’Internet Archive. Un’associazione no-profit che sta provando ad archiviare tutto ciò che viene prodotto pubblicamente in rete: siti, giornali, blog, libri. Tutto.

Per dire, la sua Open Library dispone anche della più estesa biblioteca di e-book statunitense e durante il lockdown per la pandemia decise di offrire i testi a tutti gli studenti che li richiedevano, superando le strette leggi imposte dagli editori che consentivano il prestito solo ad un circoscritto numero di persone alla volta. Scelta che gli è costata un lungo processo dai titolari del copyright, processo non ancora concluso.

Ritratti di bluesmen e musicisti al Riverside Hotel, foto Ap
Ritratti di bluesmen e musicisti al Riverside Hotel, ricovero per artisti come Muddy Waters, John Lee Hooker e Ike Turner, foto Rogelio V. Solis /Ap

Ma questa è un’altra storia, questa è una storia di dischi. Sei anni fa, sempre Brewster Kahle lanciò un nuovo progetto: salviamo il racconto della musica. Di quella a 78 giri. L’idea insomma era ed è quella di creare un data base con i file delle musiche a rischio. Un progetto da mettere a disposizione degli studiosi, dei ricercatori, degli appassionati. Un progetto di digitalizzazione che ha subito incontrato l’entusiasmo ed il sostegno di università, accademie, conservatori.

Un progetto, ancora, che è potuto andare avanti grazie alla collaborazione con la George Blood, una grande società statunitense specializzata nell’archiviazione e recupero di file digitali compromessi.

Il Great 78 Project non è stato facile da realizzare neanche dal punto di vista tecnico. Ed anche in questo caso, s’è avvalso del contributo gratuito di decine e decine di ingegneri specializzati. Perché l’obbiettivo era non solo di salvare su file un brano. Ma di preservarne anche la sua unicità: quindi con i fruscii, i crepitii, gli improbabili silenzi che ogni tanto si ascoltano.

Così oggi sono stati “salvati” 460 mila album e dischi incisi a 78 giri. Per dare qualche cifra, ce ne sono quattordicimila registrati nel 1947, undicimila nel 49, diecimila nel 1953. Ma ce ne sono anche di più antichi.

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E c’è anche una straordinaria The House of Rising Sun, forse il brano musicale più “esplorato”. Perché c’è una sterminata bibliografia che indaga le sue origini, ancora misteriose. Forse una ballata tradizionale del settecento inglese, o forse francese, probabilmente arrivata dalle parti di New Orleans alla fine dell’800. Decine di libri, di studi. Testi, testi scritti, comunque parole.

Ma su Great 78 Project c’è proprio quell’House Of The Rising Sun, una delle primissime versioni, incisa nel’42 da Josh White. Il musicista nero, scomparso nel ’69, amico di Woody Guthrie, pioniere delle canzoni di protesta. E che pagò duramente il suo impegno politico e sociale all’epoca delle leggi maccartiste.

La sua versione – nella quale lui stesso avrebbe cambiato alcune parole del testo – la si può così ascoltare e studiare. E assieme a quella, centinaia di altri brani. Come l’originale Jail House Rock di Elvis Presley, dove il volume molto alto della registrazione per l’epoca nasconde molte imperfezioni, fino a Nigro Sinful Songs di Lead Belly, passando per Mambo Jambo di Perez Prado. E si può arrivare fino a Lousiana Blues di Muddy Waters.

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Tanto anche il jazz e la classica, compresi veri pezzi di storia come la registrazione del concerto per l’incoronazione di Elisabetta 1 o lo studio sul folk lituano del 1950, realizzato dall’Orchestra di Boston.

Tutto, c’è di tutto.

Brewster Kahle nel 2010, quando archiviava gratuitamente libri digitali per i non vedenti, foto Ap
Brewster Kahle nel 2010, quando archiviava gratuitamente libri digitali per i non vedenti, foto Jeff Chiu /Ap

Ma ci sarà anche domani? Siamo al punto, alle major contro la memoria sfruttando il copyright. Pochi mesi fa tre grandi compagnie, le più potenti – Capitol, Sony e UMG – hanno denunciato Internet Archive ed il suo progetto sui 78 giri perché il data base musicale violerebbe i loro diritti esclusivi.

Lavori che hanno anche 85 anni. Che non sono più in commercio da decenni. Lavori e brani musicali che si possono ascoltare, studiare ma non utilizzare per altri scopi, com’è scritto chiaramente nella pagina introduttiva del Great 78 Project.

Eppure le major hanno avviato la causa. Le tre, Capitol, Sony e UMG, ammettono nel loro esposto che Internet Archive non guadagna da questa operazione ma questo – non si sa come né perché – “minerebbe il valore della musica”.

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Brewster Kahle dalla sua può contare su tanta solidarietà e su un cavillo legislativo. Cavillo che prima di ieri non conosceva quasi nessuno: la complicata legge sul copyright statunitense infatti prevede che chi si ritiene defraudato dei propri diritti ha tre anni di tempo da quando si accorge della violazione a quando presenta la denuncia.

E la prima lettera minacciosa di una delle case discografiche è arrivata più di tre anni fa. Lettera alla quale per altro aveva subito risposto Brewster Kahle, spiegando le finalità culturali dell’impresa.

Ma è un cavillo, un labile cavillo. Ed è improbabile che possa salvare il progetto in un processo dove la richiesta danni è di 400 milioni di dollari. Se finirà male, le major conserveranno i loro diritti quasi secolari e nessuno potrà più ascoltare cosa c’era prima dei 33 giri.