Il secondo turno a Trieste ha confermato l’astensione come l’unica, grande vincitrice di queste elezioni amministrative: se cinque anni fa il sindaco di centro-destra Dipiazza veniva eletto da circa un quarto dell’elettorato, ora si appresta ad iniziare il suo quarto mandato con un quinto dei consensi.

Dipiazza diventa sindaco di Trieste per la prima volta nel 2001, con 58.000 voti: c’era la lira, le Torri Gemelle erano ancora in piedi e di lì a un mese gli 8 grandi della Terra sarebbero stati fronteggiati dal variegato popolo No global a Genova. Chi scrive frequentava ancora le scuole elementari.

Vent’anni dopo, Dipiazza viene riconfermato con poco più di 38.000 voti, 20.000 in meno del debutto. Quella celebrata come la grande forza del centro-destra triestino si rivela essere la sua enorme debolezza: un sistema di gestione del potere che si trascina stancamente tramite un’ordinaria amministrazione sempre più incapace di affrontare i grandi nodi irrisolti dello sviluppo della città, generando crescente sfiducia e disillusione nei confronti della politica.

Non c’è dunque da stupirsi dell’astensione, se per questa classe politica l’impegno più rilevante degli ultimi anni è stato sostenere che non fosse di competenza del Comune praticamente qualsiasi campo nel quale una buona politica avrebbe potuto invece migliorare concretamente la qualità della vita delle persone.

La coalizione di Dipiazza è molto debole, rappresentando una nettissima minoranza della popolazione, quella interessata alla difesa delle rendite che stritolano ogni reale possibilità di sviluppo della città. Ma allora perché continua a vincere, anche in controtendenza con il dato nazionale?

Succede perlopiù a causa dell’abbandono del campo da parte del suo principale avversario. Il riferimento non è tanto al terreno della campagna elettorale: nelle due settimane tra il primo e il secondo turno, grazie anche all’esplicita indicazione di voto formulata dall’Assemblea Cittadina di Adesso Trieste, il candidato del centro-sinistra Russo ha infatti recuperato più di 10.000 voti, avvicinandosi sensibilmente a Dipiazza. I voti a Russo al secondo turno corrispondono quasi esattamente alla somma dei voti della coalizione del Pd con quelli di Adesso Trieste, del Movimento 5Stelle e della mini-coalizione di Rifondazione Comunista e dei Verdi.

Chi si è aggregato al secondo turno ha espresso un voto al “meno peggio”, per scongiurare un quarto mandato di Dipiazza a guida Fratelli d’Italia, ma l’area da cui vengono i voti per Russo non si è certo ritrovata attorno a un progetto politico comune radicalmente alternativo a quello del centro-destra su temi come lo sviluppo economico e la qualità del lavoro, il contrasto alla crisi climatica, la sicurezza sociale, la promozione della partecipazione attiva.

I presupposti per la sconfitta del centro-sinistra sono dunque maturati negli ultimi cinque anni di opposizione fin troppo blanda e remissiva, sia in Consiglio che in città, di fronte allo strapotere e all’arroganza di una Giunta accentratrice. Al momento delle elezioni il centro-sinistra ha così ripiegato su una campagna “trasversale” e rassicurante nei confronti di un presunto elettorato moderato che, tuttavia, alle urne ha continuato a preferire l’usato sicuro di Dipiazza.

foto Ansa

 

Il campo che è stato abbandonato è, dunque, quello della politica, che non è sostituibile da nessuna operazione di marketing, né dal carisma dei singoli.

Il ballottaggio si è svolto in un clima surreale, nel pieno della protesta no green pass. Una delle immagini simbolo delle giornate del voto resta quella della pioggia di lacrimogeni utilizzata dalla polizia al porto per disperdere il presidio a partire dalla mattinata di lunedì. Il “fuoco amico” ha raggiunto anche una scuola allestita proprio in quelle ore come seggio elettorale. Un’immagine significativa dello stato della democrazia nella nostra città, e non solo.

A osservare la città in questi giorni verrebbe da dire che il sonno della politica genera mostri. Risvegliare una città assopita che rischia di vivere per altri cinque anni in un incubo troppo lungo sarà la nostra priorità.