Ha già preso posto al Dipartimento delle politiche antidroga, il ministro leghista per la Famiglia (unica) e le Disabilità Lorenzo Fontana.

Formalmente non ha ancora la delega alle Droghe, che dal 2013 è rimasta sempre nelle mani del presidente del consiglio di turno (Letta, Renzi e Gentiloni). Ma da ieri sulla home page del sito del Dpa, in occasione della Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di stupefacenti, campeggia il suo primo comunicato ufficiale con il quale annuncia la «ferma intenzione» di «valorizzare l’importante esperienza del Dpa che potenzierà, sia a livello nazionale che internazionale, le azioni di prevenzione, in collaborazione con le amministrazioni centrali e periferiche, per offrire servizi di supporto sempre più capillari sul territorio nazionale».

Da ministro della Famiglia, l’ultrà cattolico Fontana nel comunicato sottolinea anche l’importanza di concentrare gli sforzi di comunicazione e gli interventi del governo per tentare di arginare il «progressivo abbassamento dell’età di approccio alla diffusione di sostanze psicotrope sempre più diversificate ed eterogenee».

Una delega, quella alle droghe, che di solito viene affidata ad un sottosegretario della Presidenza del consiglio: l’ultimo fu Carlo Giovanardi che per il governo Berlusconi si occupò pure di Famiglia. Ma c’è anche il precedente del Ministro Andrea Riccardi al quale Mario Monti affidò le politiche sulle droghe, famigliari e giovanili. Rimane ora da vedere se Fontana seguirà più l’approccio al tema del fondatore della comunità Sant’Egidio o quello, indimenticabile, di Giovanardi, le cui ineccepibili analisi scientifiche sulla cannabis che «provoca buchi nel cervello» sono diventate un cult.