Destra scatenata: «No al ddl, a rischio l’alleanza di governo»
Unioni civili Appello al governo di 250 giuristi a favore della stepchild adoption: «Garanzia minima» a favore del minore
Unioni civili Appello al governo di 250 giuristi a favore della stepchild adoption: «Garanzia minima» a favore del minore
Duecentocinquanta giuristi scendono in campo per difendere il ddl Cirinnà sulle unioni civili e in particolare la possibilità in una coppia omosessuale di adottare il figlio naturale del partner. Sono professori universitari, magistrati, avvocati, tutti d’accordo nel chiedere al governo di assicurare con le unioni civili «un trattamento giuridico omogeneo» al matrimonio e indicando nella stepchild adoption la «garanzia minima» a protezione dei minori.
Nel momento in cui cresce sempre più la tensione politica intorno al ddl Cirinnà e quando mancano ormai meno di due settimane all’inizio della sua discussione nell’aula del Senato, la presa di posizione dei giuristi (l’appello integrale si può leggere sui siti www.articolo29.it e www.magistraturademocratica.it) rappresenta un chiaro invito al governo, ma anche al Pd, a mettere da parte incertezze e divisioni per prendere una chiara presa di posizione a favore del testo di legge. Un modo per rispondere anche alle sollecitazioni giunte da più parti, non ultima la Corte europea dei diritti umani, a mettere fine a un vuoto legislativo ormai non più giustificabile. «Ogni disparità» tra coppie eterosessuali ed omosessuali, osservano i giuristi, «esporrebbe la legge a nuove eccezioni di illegittimità costituzionale e che, soprattutto, non potrà non occuparsi dei minori introducendo la stepchild adoption». Scelta quest’ultima definita come la «più ragionevole e giuridicamente corretta» visto che affida ai giudici il compito di «valutare caso per caso se l’adozione da parte del partner assicuri al migliore protezione dell’interesse superiore dei figli dei genitori omosessuali».
La destra intanto si prepara a dare battaglia, senza risparmiare minacce alla tenuta della maggioranza. A dirlo chiaramente è il presidente della commissione Ambiente del Senato, Giuseppe Marinello: «Ncd è disposto a discutere su tutto – ha detto ieri – ma niente imposizioni altrimenti è a rischio l’alleanza di governo». Marinello non è però l’unico a fare pressioni sul governo perché fermi le unioni civili. L’ex ministro della Difesa Mario Mauro, oggi senatore di Pi, si è rivolto agli alfaniani chiedendogli di far «cadere il governo «prima dell’approvazione della legge». Per finire con Idea, il raggruppamento che riunisce alcuni fuoriusciti dal Ncd come Gaetano Quagliarello e Carlo Giovanardi, ha annunciato di aver preparato 100 emendamenti contro il ddl Cirinnà e di aver individuato quattro presunte pregiudiziali di costituzionalità alla al ddl.
Anche dentro Forza Italia le unioni civili fanno discutere. Tornato a Roma in serata, Silvio Berlusconi ha convocato i suoi per discutere delle candidature da presentare alle prossime amministrative e del ddl Cirinnà. Il partito è spaccato, con gli ultrà decisi a ostacolare il provvedimento a tutti i costi e altri parlamentari, specie alla Camera, che come Stefania Prestigiacomo e Giorgio Lainati si sono già detti pronti a votare a favore. La discussione è aperta e nei prossimi giorni si terrò la riunione dei gruppi parlamentari, ma Berlusconi ha già detto di ritenere la libertà di coscienza la scelta migliore e alla fine probabilmente si farà come vuole lui.
Sul fronte opposto si preparano intanto le manifestazioni indette per il 23 gennaio in tutta Italia da Arcigay, Arcilesbica, Agedo, Circolo Mario Mieli, Famiglie Arcobaleno e Gay Center a favore delle unioni civili e della stepchild adoption. A Roma l’appuntamento è per le 15 a piazza del Pantheon. «Vogliamo sottolineare il ritardo del nostro paese in tema di diritti e il fatto che la proposta di legge Cirinnà sia solamente il minimo indispensabile che la politica riesca in questo momento a concepire», hanno spiegato con una dichiarazione comune alcuni degli organizzatori. Per il 26, giorno in cui comincerà la discussione della legge, è previsto invece un sit in sotto il Senato a partire dalle 16.
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