Negli Stati Uniti si sta profilando un nuovo scandalo che minaccia di diventare il nuovo tormento per Trump e la sua amministrazione.

Il Washington Post ha pubblicato un articolo bomba dove si legge che un informatore interno dell’amministrazione Trump ha presentato una denuncia per una preoccupante “promessa” fatta da Trump durante una conversazione tra il presidente e un leader straniero (forse il presidente ucraino Zelensky, ndr). La denuncia è stata trasmessa all’ispettore generale per la comunità di intelligence,

Michael Atkinson, che ne ha stabilito la credibilità e ha classificato l’informazione come questione di “urgente preoccupazione”, definizione che implica uno standard legale dove si richiede che i comitati di sorveglianza del Congresso vengano notificati. Il direttore esecutivo dell’intelligence di Trump, Joseph Maguire ha deciso di impedire ai  presidenti di commissione del Congresso di ricevere i dettagli della denuncia degli informatori, cosa che può considerasi una violazione di legge.

Già da settimane si sapeva della denuncia di questa informazione preoccupante; ciò che era ignoto, però, era che riguardasse Donald Trump e una telefonata fatta ad un leader straniero prima del 12 agosto.

Tutta questa vicenda rivelata dal Washington Post si presenta come complicata e riporta a galla la preoccupazione per la gestione delle informazioni riservate da parte di Trump che, evidentemente, non ha ancora ben chiara la differenza tra gestire in modo più o meno maneggione gli affari di famiglia, e gestire diplomaticamente una superpotenza mondiale, e questa sua visione personale lo ha già portato a scontrarsi con le diverse agenzie di intelligence, quelle stesse agenzie a cui ha pubblicamente detto di credere meno che alla parola di Putin.

Un altro elemento che torna alla ribalta è l’altra tendenza del presidente Usa e dei suoi più stretti collaboratori, ovvero quella ad avvicinarsi spesso all’area di ostruzione della giustizia per rimettere a posto le cose nel modo più favorevole alla Casa Bianca.

Di tutta questa vicenda al momento non si hanno particolari chiave, come il contenuto della promessa o l’identità dell’interlocutore a cui è stata fatta la promessa ma sempre stando a quanto riportato dal Washington Post, nelle cinque settimane precedenti alla presentazione della denuncia, il tycoon aveva interagito in vario modo con cinque leader stranieri; tramite due missive ricevute dal nordcoreano Kim Jong-un, una telefonata fatra con il presidente russo Vladimir Putin, degli incontri con il primo ministro pakistano Imran Khan, con il primo ministro olandese Mark Rutte e con l’emiro del Qatar Tamim bin Hamad al Thani.

A questo punto della narrazione si inserisce l’emittente televisiva Nbc, che ha confermato la storia del Washington Post e ha specificato che la promessa in questione sarebbe stata fatta telefonicamente, e ciò porterebbe, ancora una volta, alla Russia, ma non è ancora chiaro se Trump abbia scambiato telefonate con altri leader stranieri. Il primo nodo del problema ora sta nella gestione di questa rivelazione che

Atkinson non ha avuto altra scelta che classificarla come “preoccupazione urgente”ed inoltrarla all’ufficio di Joseph Maguire, e che Maguire, ha deciso di tener nascosta alle commissioni per l’intelligence del Congresso. A questo punto Atkinson ha autonomamente deciso di informare tramite una lettera, le commissioni della Camera e del Senato, la cosa non è stata presa bene dal democratico Adam Schiff, presidente della commissione d’Intelligence della Camera, il quale ha reagito mandando a sua volta una lettera a Maguire dove lo accusa di violare la legge; Maguire si è difeso minimizzando e sostenendo di aver consultato il dipartimento di Giustizia e di avere concluso che la denuncia alla fine non sollevava questioni di “preoccupazione urgente”  e di non essere stato, quindi, conseguenzialmente obbligato a dare comunicazioni al Congresso.

La vicende è ora in pieno svolgimento, mentre scriviamo è in corso la testimonianza a porte chiuse di Atkinson di fronte al comitato d’intelligence della Camera, mentre Maguire verrà sentito il 26 settembre.