Sua Santità,
Siamo onorati di rivolgerci a lei a nome di 36 organizzazioni della società civile che operano in Grecia.

Le nostre organizzazioni forniscono assistenza continuativa anche dopo la fase del primo soccorso alle persone che cercano protezione e una vita migliore in Europa, spesso fuggendo da situazioni che mettono le loro vite in pericolo grave e spesso immediato. Prestiamo il nostro aiuto umanitario ed anche servizi specializzati, come l’assistenza legale, il supporto psicosociale sostenendo ciascuno nello sforzo in cui sono impegnati nel trovare una nuova patria e per dare a loro un abbraccio.
Prendiamo il coraggio di rivolgerci a lei con una nostra lettera congiunta, conoscendo il suo profondo amore e la sua sensibilità per la situazione dei rifugiati in Grecia e altrove.

In occasione della sua prossima visita a Lesbo, speriamo che lei possa avere l’opportunità di ascoltare le opinioni delle persone che aiutiamo, ma anche di onorarci con la possibilità di un breve incontro con lei ad Atene o Lesbo.
In questi tempi difficili, attendiamo con ansia il suo arrivo, Santità, per dare insieme un po’ di luce alle persone che hanno bisogno della nostra protezione e del nostro amore.

Con profondo rispetto,

A nome di 36 organizzazioni della società civile che operano in Grecia,

Vasiliki Katrivanou,
Coordinatore Unità Sociale, Consiglio greco per i Rifugiati

Il testo della lettera aperta

A Sua Santità Papa Francesco Vostra Santità,

La sua visita a Lesbo ci riempie di gioia e speranza. Per noi è molto importante che la Chiesa cattolica mostri così il suo grande interesse per i rifugiati, i più deboli e perseguitati di questo mondo.

Ricordiamo con grande emozione la sua precedente visita e assistiamo alla sua costante mobilitazione personale per i profughi che attraversano il Mediterraneo cercando di raggiungere soprattutto i paesi del Sud Europa. Indipendentemente dall’atteggiamento di ciascuno di noi in materia di fede e di religione, questo indirizzo della sua Chiesa verso l’Altro, nel quale cerca il Prossimo, è uno dei segni più confortanti del nostro tempo.

La crisi dei rifugiati, come ben sapete, non è finita. I recenti eventi in Afghanistan, così come i drammatici sviluppi in altre parti del nostro mondo, che non ricevono la stessa pubblica attenzione, come lo Yemen e l’Etiopia, accrescono costantemente i rischi per la propria vita e la propria libertà di sempre più persone. Queste persone hanno bisogno e hanno diritto alla protezione internazionale, come stabilito/concordato da tutte le nazioni nella Convenzione di Ginevra dopo la dolorosa esperienza della seconda guerra mondiale. Questo diritto non deve essere relativizzato o contestato.

I paesi europei non possono e non devono negare la loro parte di responsabilità nella protezione dei rifugiati. Spostare la responsabilità su altri paesi in cambio di aiuti finanziari aumenta le disuguaglianze globali ed è moralmente deplorevole. Allo stesso tempo, espone spesso i rifugiati al rischio di maltrattamenti o li pone in uno stato di protezione soggetta a limitazioni. Un’Europa fondata sui valori dell’umanità, della democrazia e della solidarietà non può essere legittimata nello spostare costantemente altrove le sueresponsabilità. Lo stesso vale per certi governi europei che negano, da se stessi, la propria parte di responsabilità.

Sappiamo che Lei, Santità, fa ogni sforzo e influenza per cambiare.

A Lesbo vedrà migliaia di rifugiati dall’Afghanistan, dall’Iraq, dal Congo e da decine di altri paesi. Alcuni di loro rimarranno in Grecia per sempre e lo Stato greco deve elaborare immediatamente un piano per la loro integrazione. Un’altra parte, nell’ambito della ripartizione delle responsabilità, sarebbe a nostro avviso necessario l’intervento degli altri Paesi europei nell’ambito di un nuovo piano di ricollocazione, come quello che ha funzionato, in una certa misura all’interno dell’Unione Europea, negli anni 2015-2017.

Probabilmente noterà che la popolazione di rifugiati di Lesbo è inferiore a quella del 2016. In effetti, migliaia di persone sono state trasferite nell’entroterra e in numero minore negli altri paesi europei.

Tuttavia, c’è chi non ha potuto raggiungere la Grecia. Ci sono denunce, che le organizzazioni internazionali considerano comprovate e fondate, secondo le quali vengono perpetrate gravi violazioni dei diritti dei rifugiati al confine europeo che arrivano al loro respingimento in Turchia. Questa tattica mette in pericolo immediato la vita delle persone, compresi i bambini piccoli, che spesso sono lasciati senza protezione in mare. Questa tattica illegale deve cessare immediatamente e vi invitiamo a esercitare tutta la vostra influenza affinché si fermi, ma anche affinché ci siano strumenti di indagini indipendenti su tali incidenti.

Verrete probabilmente informato dalle competenti autorità greche sui nuovi Centri di Accoglienza e Identificazione “chiusi e controllati” che si stanno preparando su cinque isole dell’Egeo per l’accoglienza dei richiedenti asilo. Il primo è già stato inaugurato ed è operativo a Samos.

Vorremmo condividere le nostre opinioni su questi. Crediamo che la permanenza di questi nostri simili per molti mesi in luoghi di isolamento, lontano dalle città e dalla popolazione locale, li privi dei diritti fondamentali, non aiuti la loro integrazione e spesso crei loro problemi vitali, esistenziali e mentali . Per noi, l’integrazione nella futura società di accoglienza è un processo che dovrebbe iniziare dal primo giorno. L’isolamento delle persone in queste condizioni significa che non hanno un facile accesso ai servizi sanitari, ma anche – molto spesso – i bambini sono privati del diritto all’istruzione. In effetti, stare in queste condizioni è, purtroppo, più simile a una prigione a cielo aperto. Questa caratterizzazione è supportata anche dalle significative restrizioni poste alla libertà di movimento dei richiedenti asilo che vivono in questi centri.

Riteniamo che questi nuovi centri, finanziati esclusivamente dall’Unione Europea, debbano essere completamente riformati e che cambi la filosofia che li ispira, al fine di garantire il rapporto vivo dei richiedenti asilo con le comunità locali e la loro normale integrazione in esse. Allo stesso tempo, occorre compiere ogni possibile sforzo per assicurarsi che i richiedenti asilo non perdano i loro diritti fondamentali, come l’accesso alla salute e all’istruzione. E, soprattutto, non perdano la loro libertà e dignità.

Vostra Santità,

Vorremmo avere l’opportunità di condividere con voi queste preoccupazioni nostre e di altri che per brevità non presentiamo qui, in un incontro con voi.

Infine, desideriamo esprimere la nostra gratitudine per il fatto che, come leader religioso di miliardi di credenti, lei si oppone con coerenza a qualsiasi fenomeno di xenofobia e razzismo, ricordando – a credenti e non credenti – il valore fondamentale su cui si basa la nostra convivenza comune, cioè la nostra comune specie umana.

  1. Community Pope John XXIII
  2. Danish Refugee Council (DRC)
  3. ECHO100PLUS
  4. ELIX
  5. A Drop in the Ocean
  6. Actionaid Hellas
  7. ARSIS – Association for the Social Support of Youth
  8. Βabel Day Center
  9. Caritas Hellas
  10. Centre Diotima
  11. Changemakers Lab
  12. Equal Rights Beyond Borders
  13. Europe Must Act
  14. Fenix – Humanitarian Legal Aid
  15. Greek Council for Refugees (GCR)
  16. Greek Forum of Migrants
  17. Greek Forum of Refugees
  18. Hellenic League for Human Rights
  19. HIAS Greece
  20. Humanrights360
  21. INTERSOS
  22. Odyssea
  23. Symbiosis-School of Political Studies in Greece, Council of Europe
  24. INTERSOS Hellas
  25. Irida Women’s Center
  26. Jesuit Refugee Service Greece (JRS Greece)
  27. Lesvos Solidarity
  28. Médecins du Monde – Greece
  29. Network for Children’s Rights
  30. Mobile Info Team (MIT)
  31. Refugee Legal Support
  32. Refugee Support Aegean (RSA)
  33. Samos Advocacy Collective
  34. Samos Volunteers
  35. SolidarityNow
  36. Still I Rise