A 40 anni esatti dallo storico trionfo elettorale dei socialisti greci nel 1981, la presidente del Pasok Fofi Gennimatà è improvvisamente deceduta ieri, a causa di un impietoso cancro che aveva già sterminato tutta la sua famiglia.

Figlia di un popolarissimo ministro del vecchio Pasok, ancora venerato per aver istituito il sistema sanitario pubblico, nel 2015 la poco esperta Gennimatà aveva preso, grazie al suo cognome, il timone di un partito in fortissima crisi.

In piena crisi del debito, il Pasok usciva da una tossica alleanza con la destra, la quale aveva avuto come unico risultato quello di spingere gli elettori socialisti verso Syriza. In questi anni Gennimatà ha tentato invano di migliorare l’immagine del suo partito cambiandogli nome in Kinal (Movimento per il Cambiamento) e facendo dura opposizione al precedente governo della sinistra. Alla fine però lo ha lasciato in condizioni per nulla migliori, visto il deludente 7% che ha ottenuto alle ultime elezioni.

La presidente è scomparsa proprio nel momento in cui il Pasok è dilaniato da un durissimo scontro interno sulla nuova leadership, ma soprattutto sull’identità e la fisionomia del socialismo greco. Agli inizi di dicembre si dovrebbero tenere le elezioni interne, in cui militanti ed elettori sceglieranno il nuovo presidente. Tra i candidati c’era la stessa Gennimatà, ma la malattia l’ha costretta a ritirarsi poche settimane fa. Il suo ritiro ha aperto la strada a George Papandreou, ex premier e figlio del fondatore Andreas, ora pronto a rivendicare la leadership. Alla fine i candidati sono sette ma i veri duellanti sono due.

Le prossime elezioni greche si svolgeranno con il sistema proporzionale. Il che significa che il nuovo governo sarà per forza di coalizione. Ecco perché i due maggiori partiti, la destra di Nuova Democrazia, attualmente al governo, e la sinistra di Syriza all’opposizione, seguono con grande attenzione il dibattito interno al Pasok. Il premier Kyriakos Mitsotakis ha già scatenato il suo possente meccanismo mediatico, basato sulle tv private, per favorire il suo candidato. È l’ex ministro Andreas Loverdos, un ultraliberista poco brillante e pochissimo amato dalla base socialista, alla quale promette un impossibile ritorno ai fasti del passato.

Invece Alexis Tsipras, che in questi anni ha già provveduto a includere a Syriza- Alleanza Progressista il meglio dei vecchi dirigenti del Pasok, ora evita di sbilanciarsi sui nomi. Il leader di Syriza si è più volte dichiarato certo che il suo partito avrà la maggioranza relativa alle prossime elezioni, che lui ritiene molto probabili in primavera. Non è un segreto però che Syriza ha buone possibilità con due o tre candidati leader che già parlano di «governo di coalizione progressista», senza entrare però nei particolari. Tra questi il più quotato è sicuramente George Papandreou, forte di un cognome glorioso e sicuramente poco propenso a dare ossigeno a una destra autoritaria ed estremista come quella di Mitsotakis.