La seconda legge di bilancio del governo Meloni è diventata legge. I sì alla Camera sono stati 200, i no 112 e 3 astenuti. La presidente del consiglio saluta l’approvazione dicendo che la sua manovra «mette al centro le famiglie, il lavoro e le imprese. In linea con i principi che guidano la nostra azione e con il programma che gli italiani hanno votato». Ma basta passarne in rassegna i capitoli principali per capire che non è proprio così.

La manovra si compone di 109 articoli e vale 28 miliardi, gran parte della copertura avverrà aumentando il deficit di 15,7 miliardi. La proroga del taglio del cuneo fiscale per il 2024 vale da sola circa 10 miliardi. L’effetto abbinato di cuneo e nuovi scaglioni Irpef, secondo quanto affermano dal ministero dell’economia, irrobustirà le buste paga fino 1.298 euro annui (circa un centinaio di euro al mese). Ma sono misure non strutturali, finanziate di anno in anno e considerate dalle opposizioni alla stregua di formule spot.

C’è poi il capitolo pensioni, sulle quali la destra si era spesa in campagna elettorale. Ecco il ritorno a Quota 103: l’assegno sarà ricalcolato con il metodo contributivo e avrà un tetto mensile di circa 2250 euro. Secondo le stime, consentirà la pensione anticipata a diciassettemila persone nel 2024. È stata confermata l’Ape sociale, ma anche qui la platea resta risibile (63 anni e 5 mesi). Anche Opzione donna subisce una nuova stretta: l’età minima sale da 60 a 61 anni, con uno sconto di un anno per figlio fino a un massimo di due.

C’è poi una deduzione fiscale per le assunzioni a tempo indeterminato, che sale ulteriormente per mamme o donne disoccupate, giovani ed ex beneficiari del Reddito di cittadinanza fino a toccare il 130%. È stata anche confermata la detassazione dei premi produttività al 5%, mentre cambia la soglia di esenzione dei fringe benefit, che si potranno usare anche per pagare affitto e mutuo prima casa: sale a 1000 euro per tutti e scende a duemila per i lavoratori con figli. Le aziende che torneranno a produrre in Italia avranno uno scontO del 50% sulle tasse.

Tra la modifiche dell’ultimo momento, quella al contestato taglio alle pensioni del personale sanitario, degli enti locali, degli uffici giudiziari e dei maestri. Saranno salvi i diritti acquisiti al 31 dicembre 2023 e non saranno toccate le pensioni di vecchiaia. Restano penalizzate quelle anticipate. Medici e infermieri potranno rimanere in ospedale fino a 70 anni. Quanto alla casa, sale la cedolare sugli affitti brevi (al 26%, escluso però il primo immobile in locazione) e le famiglie numerose godranno di priorità per l’accesso al Fondo mutui prima casa. Viene inoltre dato tempo fino al 15 gennaio 2024 ai Comuni ritardatari per fissare le aliquote Imu. I sindacati degli inquilini protestano per lo stanziamento davvero minimo per far fronte all’emergenza abitativa (che sta in capo al ministero delle infrastrutture): 50 milioni di euro, circa la metà di quanto ha stanziato il solo Comune di Roma di recente.

A proposito di infrastrutture: vengono rimodulati i fondi stanziati (11,6 miliardi fino al 2032) per il Ponte sullo Stretto, con una riduzione degli oneri a carico dello Stato di 2,3 miliardi, recuperati dal Fondo di sviluppo e coesione. La grande opera tanto cara a Salvini la pagheranno proprio le Regioni più bisognose.
Solo in seguito al fronte comune delle opposizioni sono stati destinati 40 milioni per misure contro la violenza sulle donne. D’altro canto, salirà dal 5% al 10% l’Iva sui pannolini, così come per il latte in polvere e gli assorbenti femminili.