A far saltare i nervi è stata l’ultima apparizione di Pier Luigi Bersani in tv, quella in cui l’ex segretario del Pd dava lezioni di sinistra a Martina, Renzi e compagni. Andrea Maestri, uno dei candidati alla segreteria di Possibile, ha un moto di fastidio: «È inutile intestardirsi su prospettiva politica già chiusa. Peraltro Leu non ha mai affrontato questo tema nelle sue sedi preposte». La lista che aveva promesso di farsi partito, e che invece la batosta elettorale ha tramortito forse senza speranza, è il core business del confronto congressuale di Possibile. E si capisce: si tratta di decidere il futuro di due creature politiche che rischiano la morte in culla.

Da oggi all’11 maggio inizieranno le votazioni sulla piattaforma digitale (Possibile.com), dopo la fase delle assemblee dei comitati in cui sono state presentate le due mozioni che si sfidano. Il prossimo fine settimana, verosimilmente sabato 12, sarà proclamata la nuova segreteria.

Le due mozioni corrispondono alla proposta di due segreterie diverse e a due modi di affrontare la crisi di crescita del movimento, dopo l’addio del fondatore Pippo Civati. Che negli scorsi giorni si è schierato con la mozione «A repentaglio», di due ex deputati Beatrice Brignone e Andrea Maestri. Quarantenni entrambi, laureata in giurisprudenza lei e avvocato dei diritti lui (si occupa di immigrati, minori, tutela dei diritti umani). Se eletti, Possibile avrà un segretario e una segretaria, alla maniera dei Verdi tedeschi e di alcuni partiti della sinistra europea. La loro mozione ha ricevuto l’appoggio (esterno) di Rossella Muroni, deputata di Leu ed ex presidente Legambiente, e di Lucio Cavazzoni, ’padre’ di Alce Nero e del bio in Italia.

Decisamente outsider invece il candidato Davide Tozzo, trentasettenne scrittore, poeta e performer. La sua mozione «Reinventare Possibile» insiste su un cambio radicale anche di classe dirigente («che infatti sta tutta dall’altra parte», spiega). Ma, dicevamo, il cuore della differenza fra le due mozioni è il futuro dell’alleanza. Per i primi Leu ha il suo principale limite nella chiusura organizzativa: «Serve un fronte ampio, non un partito cristallizzato. Se vuole continuare il progetto di Leu non potrà essere ingessato in uno sbrigativo congresso fondativo. È necessaria una sburocratizzazione di LeU: trasformarla in uno spazio politico inclusivo».
Anche Tozzo critica le pratiche di Leu. Ne chiede la riapertura a quelli che fin qui l’hanno disprezzata: «Da esperienze come il Brancaccio troppo frettolosamente archiviate, a Potere al popolo e la cosiddetta “società civile” non più come figurine sgualcite, ma per una piramide realmente rovesciata. La sinistra o è accogliente e aperta o non è», ragiona. «A fronte di tutto questo, e soprattutto in caso di elezioni anticipate, è impensabile e sarebbe imperdonabile abbandonare l’ennesimo scafo appena inaugurato, per quanto già malconcio e con troppi vecchi lupi di mare e squali, per riproporre un’ennesima operazione di maquillage politico in una sigla nuova, naturalmente già vecchia, o persino peggio ripartire dalla beata solitudine e chiuderci in Possibile»