Si comincia a votare martedì prossimo, 17 gennaio. Il primo appuntamento delle camere in seduta comune non è slittato, ma le probabilità che basti ad eleggere i dieci consiglieri laici del Consiglio superiore della magistratura sono molto basse. Tant’è vero che senato e camera torneranno a riunirsi, è stato già deciso, il martedì successivo e poi una volta alla settimana nel caso fosse necessario. D’altronde i venti consiglieri togati del nuovo Csm sono stati già eletti dai magistrati a fine settembre e da quasi quattro mesi aspettano di entrare in funzione e rinnovare l’organo di autogoverno.

La finestra per le autocandidature, novità della riforma Cartabia, è stata riaperta già tre volte in conseguenza dei rinvii della seduta parlamentare, ma per quanto la lista contenga adesso nomi di prestigio i giochi sono tutt’altro che fatti. Non nei numeri: dei dieci posti in palio la destra ne terrà per sé sette, divisi in questo modo: tre a Fratelli d’Italia, due alla Lega e due a Forza Italia. Alla maggioranza di governo mancano una manciata di voti per arrivare ai 3/5 dei componenti dell’assemblea che occorrono per eleggere ogni consigliere laico. Dal terzo scrutinio bastano però i 3/5 dei partecipanti al voto, anche per questo La Russa e Fontana hanno deciso di cominciare a votare pur senza accordo. I restanti tre posti sono destinati uno per ciascuno ai gruppi di minoranza maggiori: Pd, 5S e renzian-calendiani. Quella che conta è però la maggioranza che si formerà nel plenum del Csm, quando i laici si uniranno ai venti togati già eletti.

Il nuovo Consiglio infatti dovrà eleggere il vicepresidente a maggioranza assoluta. È immaginabile che ai 7 voti dei laici di destra (tra i quali si deve scegliere il fortunato) si potranno aggiungere i 7 dei togati della corrente di destra, Magistratura indipendente. Mancherebbero però altri due voti, uno dei quali la destra conta di recuperarlo dal consigliere in quota Azione-Italia viva (l’altro potrebbe essere uno dei quattro di Unicost o l’unico eletto di Altra proposta). Le posizioni sulla giustizia di destra e renzian-calendian sono del resto assai vicine, per convenienza politica quando non per condivisione ideale. Proprio all’indomani della prima votazione (a vuoto) sul Csm, le camere avranno l’occasione di assistere a questa saldatura. Quando si tratterà di votare le risoluzioni sulla relazione che il ministro della giustizia terrà giusto mercoledì 18. Potrebbe arrivare da Nordio, allora, la copertura politica al soccorso di Azione e Italia viva alla destra, la mossa che sbloccherà il nuovo Csm.