Prima la candidata sostenuta dalla corrente di destra della magistratura, secondo il candidato della (più grande) corrente di sinistra. Il voto delle toghe per i consiglieri del Csm del collegio della Cassazione restituisce un’immagine bipolare che è corretta se si guarda ai seggi assegnati – nel sistema maggioritario del collegio vincono i primi due – ma lo è meno se si guarda al complesso delle schede scrutinate. Le prime due correnti infatti mettono insieme solo il 38% dei voti totali e il resto si distribuisce sugli altri candidati in maniera abbastanza omogenea. E c’è sono anche il 12% di schede bianche e nulle, il doppio rispetto alla precedente elezione (2018): malgrado la varietà dell’offerta e più di una candidatura anti-sistema (il sistema delle correnti), le schede non valide si sono “classificate” terze.

L’affluenza è rimasta alta, praticamente identica a quella di quattro anni fa – assai più alta dunque di quella registrata nelle tre suppletive successive allo scandalo Palamara e alle dimissioni dei consiglieri del Csm. Nel collegio della Cassazione – l’unico scrutinato ieri, ne restano altri sei per altri 18 posti da assegnare tra oggi e domani – hanno votato 7.911 magistrate e magistrati, l’88% degli aventi diritto. 1.860 voti sono andati a Paola D’Ovidio, una delle leader della corrente di destra Magistratura indipendente della quale è stata segretaria generale (eletta proprio all’indomani dell’esplosione dello scandalo dell’hotel Champagne). 1.226 ad Antonello Cosentino, candidato di Area democratica per la giustizia. Al terzo posto con 816 voti Milena Falaschi, candidata di Unità per la costituzione (Unicost) la corrente di centro alla quale apparteneva Palamara che è quella che ha subito i maggiori scossoni dallo scandalo. Al quarto posto Stanislao De Matteis, il primo dei candidati al di fuori delle correnti, un magistrato che ha però una storia di adesione a Unicost. E che avrebbe raccolto l’appoggio della corrente degli ex davighiani, Autonomia e Indipendenza oltre a quello sotterraneo di Cosimo Ferri, già leader di Magistratura indipendente e impegnato in queste elezioni del Csm nel sostegno ad alcuni candidati formalmente indipendenti. Ferri, secondo i rumors pre voto, avrebbe dovuto appoggiare Stefano Guizzi ma si è spostato una volta capito che si trattava di un candidato debole (è arrivato infatti penultimo). Quinta posizione con 696 voti per Raffaello Magi, candidato di Magistratura democratica, la corrente di sinistra che dopo 14 anni si è presentata divisa da Area. Non è da escludere che abbia perso qualche voto per la logica del voto utile al candidato progressista più forte. Cosentino del resto è stato sul punto di diventare il candidato comune della due correnti di sinistra.

Soddisfatto Eugenio Albamonte, segretario di Area: «Pur correndo da soli e senza il sostegno di Md abbiamo riconquistato il seggio in Cassazione che avevamo perso quattro anni fa». Quanto all’affluenza alta, per Albamonte «è un segnale di vitalità e di reazione agli scandali, ma anche della volontà di resistenza contro le cattive riforme della giustizia che vengono annunciate dal centrodestra».

«Noi non abbiamo recuperato autonomia per far perdere Area, ma per fare vivere le nostre idea e la nostra sensibilità culturale», commenta il segretario di Md Stefano Musolino, «il risultato che abbiamo ottenuto nel brevissimo tempo concesso dalla campagna elettorale feriale e quando ancora stiamo riorganizzando il gruppo è incoraggiante». Per Musolino «la magistratura non è più cristallizzata in due blocchi, vi è una varietà di orizzonti culturali che possono essere la base del rinnovamento futuro».