Iniziativa dell’associazione ProVita onlus ieri a Palazzo Madama, alla presenza di senatori della Lega e di Fratelli d’Italia, sul tema «le gravi conseguenze dell’aborto sul piano psichico e sanitario».

ProVita è la stessa sigla che la scorsa settimana ha affisso a Roma il maxi-manifesto (poi rimosso per disposizione della sindaca Virginia Raggi) che ritraeva un feto con le scritte «tu eri così a 11 settimane» e «ora sei qui perché la tua mamma non ti ha abortito», uno degli attacchi pubblici più violenti degli ultimi anni alle donne che interrompono la gravidanza. La rimozione del mega cartellone a seguito di una mobilitazione delle femministe e dell’associazione Vita di Donna, che hanno raccolto 2 mila firme in ventiquattro ore, è stata all’origine del raid di Forza Nuova alla Casa internazionale delle donne di Roma, sabato.

Ieri la stessa associazione integralista pro life capitanata dall’italo-praghese Toni Brandi, si presenta come paladina del benessere femminile, presentando una campagna per chiedere al ministero della Salute e al Parlamento di «diffondere le informazioni relative ai danni che l’aborto può causare alla salute delle donne» e far sì che le donne «vengano messe a conoscenza delle conseguenze dell’aborto sul bambino e sulla madre» e «comunicare con le donne che vivono gravidanze difficili e che sono tentate dall’aborto, affinché aprano gli occhi su questa terribile realtà, nella speranza che possano più facilmente fare una scelta per la vita e non una scelta di morte».

Immediato il coro di reazioni a queste tesi oscurantiste che non celano l’attacco forsennato delle destre alla legge 194 che proprio il prossimo 22 maggio celebra i suoi quarant’anni. «Assistiamo alla subdola mistificazione di antiabortisti che negano con perseveranza la libertà di scelta delle donne», s’indigna Loredana Taddei, responsabile politiche di genere della Cgil nazionale. «Nessun passo indietro può essere fatto sul terreno dei diritti», afferma la senatrice del Pd, Valeria Valente. Basta con questo clima antiscientifico, bisogna invece rendere fruibile la pillola abortiva, gli anticoncezionali e nel caso la donna lo decida di interrompere la gravidanza senza patire colpevolizzazioni nelle migliori e adeguate strutture medico-sanitarie», aggiunge l’associazione Luca Coscioni.