La squadra della sindaca di Roma Virginia Raggi perde il nono assessore. «Non mi è più possibile condividere le azioni di questa giunta», ha detto l’assessore all’ambiente Pinuccia Montanari prima di ufficializzare le sue dimissioni, causate dall’approvazione della delibera che ha bocciato il bilancio di Ama, l’azienda municipalizzata che gestisce il ciclo dei rifiuti.

Montanari era arrivata dopo l’addio di Paola Muraro, che a sua volta si era dimessa dopo essere stata coinvolta in un’indagine (poi archiviata) per reati ambientali. Muraro era schierata su posizioni poco compatibili col M5S: fino a poco tempo prima di essere scelta come assessora si diceva favorevole agli inceneritori. Raggi ammise, inconsapevole di essere ascoltata, che senza di lei non avrebbe saputo mettere mano alla marea di rifiuti. Poi è arrivata Montanari. Con lei la sindaca tornò all’ambientalismo e fissò l’obiettivo «rivoluzionario» del 70% di raccolta differenziata entro il 2021. Montanari vantava protezioni nelle alte sfere: era stata consigliata a Raggi da Beppe Grillo in persona. Il co-fondatore del M5S l’aveva conosciuta quando era ancora solo un comico appassionato di ecologia: lei era assessora in una giunta di centrosinistra a Reggio Emilia (sindaco Graziano Del Rio) e aveva colpito Grillo per le sue posizioni anti-inceneritori.

Il ciclo delle 4.500 tonnellate di rifiuti prodotte ogni giorno a Roma si sarebbe dovuto chiudere puntando su riciclo e raccolta differenziata. Quanto il sistema fosse fragile, costoso e appeso ad un filo, si era capito subito. L’11 dicembre scorso, quando un rogo dalle origini ancora da accertare aveva incenerito l’impianto Tmb del Salario che secondo molti da tempo fungeva da vera e propria discarica in mezzo ai palazzi. Il sistema è strozzato e sconta difficoltà finanziarie. Montanari adesso parla di «preludio al fallimento», l’assessore al bilancio Gianni Lemmetti, considerato vicino a Davide Casaleggio che quindi in questo caso l’avrebbe spuntata su Grillo, dice che l’azienda, undicimila dipendenti, non rischia. Le modalità di risanamento rappresentano probabilmente l’oggetto della discordia. Dal Campidoglio trapela l’intenzione di aspettare le elezioni europee di maggio, considerate nel M5S un vero e proprio varco da attraversare, prima di mettere mano all’intricato bilancio dell’azienda.

Montanari era fino a ieri intoccabile ma considerata da molti nel M5S romano dedita ai massimi sistemi e noncurante delle faccende amministrative. Dietro le sue dimissioni, e alle spalle della montagna di rifiuti che Roma ogni giorno produce, si stagliano gli interessi privati, le mani di chi (dal ras dell’immondizia Manlio Cerroni, fatto fuori da Malagrotta ma ancora incombente, in giù) non ha rinunciato a intercettare il miliardo circa di euro mosso dalla gestione della spazzatura nella capitale.