A oltre due anni dall’inizio della pandemia, il business del Covid-19 non accenna a rallentare per le aziende che producono farmaci e vaccini, Pfizer in testa. Anzi, nonostante l’emergenza sembri superata, nel 2022 il giro d’affari legato al Covid-19 aumenterà ancora.

Lo sostengono le previsioni della società di analisi Airfinity, specializzata nelle analisi del mercato farmaceutico e finora piuttosto affidabile nell’anticipare i trend. Secondo gli analisti, nel secondo trimestre del 2022 le vendite dei farmaci antivirali contro il Covid sono quasi raddoppiate rispetto al primo, toccando la cifra di 10,7 miliardi di dollari. L’andamento del mercato è dominato dal Paxlovid, il farmaco sviluppato dalla Pfizer, i cui ricavi tra il primo e il secondo trimestre saranno moltiplicati per otto. Da aprile e giugno, i ricavi del Paxlovid ammontano a 9,2 miliardi di dollari.

AL CONTRARIO, il Molnupiravir della Merck (meno efficace nel prevenire l’aggravamento della malattia) precipita dai 4,7 miliardi del primo trimestre 2022 a 1,5 nel secondo e nel resto dell’anno non si prevedono ulteriori vendite, perché le scorte già accaparrate sembrano più che sufficienti a soddisfare la domanda.

Anche per il Paxlovid gli acquisti sembrano molto superiori al bisogno reale. Inizialmente, i promettenti dati di efficacia – 90% di riduzione del rischio di malattia grave nei pazienti fragili – hanno scatenato una corsa all’accaparramento che ne ha fatto impennare il prezzo. L’Italia, ad esempio, lo ha acquistato al prezzo di 670 euro a trattamento, circa dieci volte il costo di produzione stimato dall’università di Harvard (64 dollari). Da febbraio e per un anno, l’azienda ci consegna 50 mila trattamenti ogni mese. Dopo cinque mesi di utilizzo, però, in Italia ne sono state usate solo 40 mila confezioni. Nello stesso periodo Covid-19 ha causato circa 28 mila vittime. L’impiego del Paxlovid è frenato soprattutto dall’incompatibilità con altri farmaci spesso assunti dai pazienti fragili, a causa di possibili interferenze tra i rispettivi meccanismi di azione.

LO SCARSO UTILIZZO è un problema internazionale. La Germania ha usato appena 10 mila trattamenti. Negli Usa sono stati 2,5 milioni, ma su uno stock di 20 milioni di dosi. Per non sprecarle, il governo statunitense ha autorizzato i farmacisti a vendere il Paxlovid senza la prescrizione di un medico. Nonostante l’accumulo di scorte, secondo Airfinity a fine anno i ricavi della pillola Pfizer raggiungeranno i 23,2 miliardi di dollari, oltre le previsioni della stessa azienda e con un sostanziale monopolio del mercato (79% del totale).

Lo scenario è simile a quanto si è verificato con i vaccini: dopo un’iniziale corsa alla dose, oggi molti Paesi stanno chiedendo di rallentare le consegne perché le scorte rischiano di scadere inutilizzate. Sempre secondo Airfinity, nel secondo trimestre del 2022 i ricavi dai vaccini caleranno di oltre il 60% sia per la Pfizer che per la Moderna. Ma il rallentamento del mercato non inciderà più di tanto sui bilanci di fine anno. L’analisi prevede che in settembre l’approvazione dei vaccini aggiornati alla variante Omicron rilancerà il mercato. Nel secondo semestre 2022 la Pfizer dovrebbe vendere dosi per 13 miliardi di dollari, superando i ricavi del 2021 e le stesse previsioni annuali dell’azienda. (Moderna si fermerà a 5,9 miliardi di dollari). I ricavi dai vaccini, dovrebbero superare i 33 miliardi di dollari. Nel complesso, dai soli farmaci e vaccini anti-Covid la Pfizer dovrebbe ricavare circa 56 miliardi di euro nel solo 2022, un valore pari al fatturato della terza azienda farmaceutica più grande al mondo (Abbvie).

SE QUESTE PREVISIONI si riveleranno corrette nel 2022 la Pfizer confermerà la sua posizione di leader globale, conquistata grazie all’emergenza Covid-19 e all’abilità dell’azienda nel trasformarla in un business duraturo a colpi di marketing e attività lobbistica. Visti i numeri, la Pfizer è il principale beneficiario della decisione del Wto di non sospendere i brevetti anti-pandemia. Resta da vedere per quanto tempo ancora la politica accetterà che la risposta a una crisi sanitaria planetaria sia monopolizzata da una sola multinazionale.