Donald Trump è ora ufficialmente il primo presidente della storia Usa ad avere nel suo curriculum due impeachment; come previsto, con una procedura lampo di un solo giorno, la Camera ha votato a favore dell’accusa di “incitamento all’insurrezione”, con 232 voti a favore, 197 contrari e 5 astenuti.

10 deputato repubblicani hanno rotto le linee di partito ed hanno votato con i democratici; mai prima d’ora così tanti membri della Camera avevano votato per mettere sotto accusa un presidente del proprio partito.

Nella sua dichiarazione il repubblicano Tom Rice, il voto Gop che più ha colto di sorpresa, ha detto: “Ho sostenuto questo presidente nella buona e nella cattiva sorte per quattro anni. Ho fatto una campagna per lui e ho votato per lui due volte. Ma questo fallimento totale è imperdonabile”.
Nella dichiarazione di Cathy McMorris Rodgers, che ha votato contro l’impeachment, invece, viene esplicitata la ragione e del sostegno del Great Old Party a questo presidente impresentabile: “Ho chiuso un occhio sul comportamento arrogante, orgoglioso e prepotente” del presidente perché stava promuovendo gli obiettivi politici del partito.

Diversi deputati repubblicani hanno ammesso privatamente di non voler votare a favore dell’impeachement per timore di subire attacchi da parte della base di Trump.

A questo punto, però, dopo essersi venduti l’anima i repubblicani sono chiamati davanti a uno specchio e a descrivere cosa vedono.
La strategia oratoria dei Dem, in questa giornata di impeachment è stata quella di dire ai colleghi del partito opposto, che il voto per dare il via al processo questa volta non è un “democratici contro repubblicani”, bensì “repubblicani contro repubblicani”.+

ASPETTANDO IL SENATO

La Camera ha approvato il nuovo impeachement nella stessa aula da cui una settimana fa i membri del Congresso erano fuggiti dal tentativo di colpo di Stato, ma qua finiscono le sovrapposizioni perché il Campidoglio ora è irriconoscibile, letteralmente presidiato, all’interno ed all’esterno, dai militari della Guardia Nazionale, accampati dentro Capitol Hill come non accadeva dalla metà dell’800 per via della guerra civile.

 

Capitol Hill. @Lapresse

 

Ora tocca al Senato decidere se Donald Trump entrerà di nuovo nella storia, questa volta come primo presidente a essere condannato per reati da impeachement dopo aver lasciato la Casa Bianca.

Il repubblicano più importante, lo speaker Gop al Senato, Mitch McConnell, ha detto di non aver ancora deciso come votare, McConnell ha sopportato molto negli ultimi 4 anni pur di ottenere attraverso Trump ciò che voleva da sempre: cose come giudici conservatori nei tribunali inferiori e alla Corte Suprema, oltre a tagli fiscali e deregolamentazione.

Ora, però, non è un mistero che ne abbia abbastanza di Trump, soprattutto dopo i ballottaggi in Georgia, e che stia cercando il modo migliore per diminuire l’influenza di The Donald all’interno del Gop.

Al momento ha annunciato che non invocherà,  come potrebbe, poteri speciali per far votare il Senato prima del tempo stabilito, non ci saranno quindi sessioni prima del 19 gennaio, un giorno prima della fine del mandato del tycoon.

Ciò potrebbe non essere un male, in quanto il Senato che di insedierà il 20 gennaio è a maggioranza democratica.

TOO LITTLE, TOO LATE 

In questo quadro Trump è riemerso dalla nebbia ed ha abbracciato un tono completamente nuovo rispetto a quello tenuto solo il giorno precedente durante il suo viaggio in Texas come coronamento della promessa di costruire qualche metro di muro col Messico.

Ieri ha fatto due apparizioni per condannare ogni violenza, passata e futura, dei suoi sostenitori.

La prima volta su Fox News, lanciando un appello a una “transizione pacifica”, e ha “calmare” la situazione.

Poi ha parlato attraverso il canale Twitter ufficiale della Casa Buanca in un video dove si è mostrato il più presidenziale possibile, condannando le violenze e ripudiando i suoi sostenitori che vi hanno fatto ricorso, ma sempre senza mai ammettere la vittoria di Biden, netta e pulita.