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Corsica, stravincono i nazionalisti: «Ora più autonomia»

Corsica, stravincono i nazionalisti: «Ora più autonomia»Gilles Simeoni portato in trionfo a Bastia

Al voto Con il 56,5% Pè a Corsica, la lista che raggruppa gli autonomisti e gli indipendentisti, conquista 41 su 63 seggi

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 12 dicembre 2017

I nazionalisti corsi conquistano la maggioranza dell’Assemblea dell’isola. Pè a Corsica, la lista che raggruppa gli autonomisti e gli indipendentisti, al ballottaggio di domenica ha conquistato il 56,5% dei voti, un risultato eccezionale dopo il trionfo al primo turno con il 45,36%. Il bottino è lauto: la colazione prende 41 dei 63 seggi della nuova istituzione. Dal 1° gennaio nascerà infatti la nuova Collettività territoriale unica della Corsica che sostituisce la vecchia Collettività territoriale e i due dipartimenti in cui era divisa la regione (a nord l’Haute-Corse, con capoluogo Bastia, e a sud Corse-du-Sud, con capoluogo Ajaccio).

Il nuovo esecutivo unico, che avrà sede ad Ajaccio, sarà dunque a stragrande maggioranza nazionalista. «È un grandissimo risultato, adesso vogliamo più autonomia», esultano il sindaco di Bastia Gilles Simeoni e Jean-Guy Talamoni, alleati e al governo dal 2015. L’indipendenza dalla Francia è accantonata, per ora. «La Corsica non può essere paragonata alla Catalogna, la questione dell’indipendenza si porrà, probabilmente, tra dieci anni», aveva detto in campagna elettorale l’ex combattente indipendentista Talamoni, oggi presidente dell’Assemblea di Corsica.

Su Pè a Corsica sono piovuti al secondo turno anche i voti che al primo aveva preso il partito dei «duri», l’indipendentista U Rinnovu. Le altre liste rimaste in lizza – la destra regionalista di Jean-Martin Mondoloni, i Republicains di Valerie Bozzi e i macronisti de La Republique en Marche di Jean-Charles Orsucci – sono state surclassate e hanno finito la corsa con distacchi enormi (rispettivamente 16,55%, 13,3% e 13,3%).

La campagna di Pè a Corsica ha fatto leva su tre rivendicazioni: amnistia per i «prigionieri politici», lingua corsa con pari diritti del francese e varo dello status di residente corso, per far fronte all’invasione immobiliare sull’isola.

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