L’estrema destra è in preda all’hybris. I sondaggi si confermano, man mano che le elezioni europee si avvicinano: il Rassemblement national, guidato dal giovane Jordan Bardella, è dato sempre in testa, sopra il 30%, con 15 punti di differenza verso la lista macroniana Renaissance di Valérie Hayer (che rischia di farsi sorpassare dal progressista Raphaël Gluksmann di Place-Publique-Ps). E Marine Le Pen, che manovra nelle retrovie – si presenta ultima della lista, solo per il nome – già alza la voce e pretende che Emmanuel Macron convochi elezioni legislative anticipate, se i sondaggi verranno confermati dal voto del 9 giugno: l’obiettivo sarebbe obbligare Macron a nominare Bardella, 28 anni, primo ministro, per preparare la scalata finale di Marine Le Pen all’Eliseo nel 2027.

Bardella moltiplica piccoli comizi e visite ai mercati nelle zone dove il Rassemblement national è già in terreno conquistato. Ma il capolista rifiuta l’ostacolo quando si tratta di dibattere con i contendenti e manda avanti dei colleghi più preparati: «Non obbedisco ai fischietti dei giornalisti», dice, «decideremo noi quando vorremo dibattere». Intanto, più tace più guadagna consensi.

Grazie alla strategia dalla “cravatta” adottata per le legislative del 2022 (88 deputati eletti), il partito si trasforma in un acchiappatutto, che non deve rendere conto di nulla, perché non ha nulla da giustificare, visto che non è al potere. L’elettorato sembra seguire, si allarga geograficamente (una regione da sempre ostile, come la Bretagna, sta cedendo), le categorie sociali borghesi sono meno allergiche, le barriere cadono anche dal punto di vista generazionale, gli anziani non tengono più alta la barriera morale, cala l’ostilità dell’elettorato femminile.

Ormai, nel mondo delle reti social dominanti, con l’espansione dell’impero tv, radio e periodici del miliardario ultracattolico Vincenti Bolloré, l’estrema destra ha trovato i suoi canali di propaganda, a cui è sempre più permeabile una fetta consistente del sistema mediatico. L’estrema destra potrebbe mandare a Strasburgo la metà degli 81 eurodeputati francesi, un record, se si sommano le aspettative di voto del Rassemblement national  (nel gruppo europeo Identità e democrazia insieme alla Lega) e di Reconquête!, il partito di Eric Zemmour, guidato per le europee da Marion Maréchal (la nipote Le Pen), dato tra il 5 e il 6-7%.

I nazionalisti non difendono più l’uscita dall’euro, proposta impopolare, ma la musica di fondo è sempre la stessa, la «Francia ai francesi», la «preferenza nazionale» per casa e lavoro, la vaga promessa di mantenere il modo di vita del passato, in primo piano c’è la lotta contro «l’ecologia punitiva», contro il Green Deal.

L’ostilità alla svolta ecologica sta diventato uno dei terreni più propizi per la guerra identitaria, culturale, portata avanti dall’estrema destra (in Germania, l’alleato del Rn, Afd, ha pubblicato manifesti con una sola parola: «Diesel»).

In più, c’è una novità: Jordan Bardella è di origine italiana, la numero due della lista per le europee è Malika Sorel-Sutter, saggista di origine maghrebina, su posizioni identitarie, che denuncia la «preferenza straniera» che esisterebbe a suo dire in Francia.

Il messaggio è che ci sono stranieri “buoni”, che si sono integrati, e stranieri “cattivi”, che rifiutano di accettare il modo di vita francese. Questa storia degli “stranieri” è un elemento di divisione all’estrema destra. Marion Maréchal accusa Bardella di essere un «prestigiatore» e di giudicare «compatibile» l’islam con la Repubblica.

Al terzo posto nella lista Rn c’è Fabrice Leggeri, ex capo di Frontex, accusato di aver favorito i pushback dei naufraghi nel Mediterraneo. Tra i nomi di “apertura”, cioè di non iscritti, c’è in lista anche un poliziotto, Matthieu Valet.

Bardella è un eurodeputato uscente. Molto spesso assente. Indifferente alla vita europea. Il Rn a Strasburgo ha sempre votato per sostenere i regimi autoritari, Russia in testa (in Francia si è astenuto al voto sul trattato con l’Ucraina).