Si è aperta ieri a Marrakech la sessione high level della Cop22. Dopo le negoziazioni tecniche (gli sherpa), è il momento della politica. L’attesa Cma1, prima riunione dei paesi che hanno ratificato l’Accordo di Parigi, è iniziata alle 13 sotto il tendone del Centro Congressi Bab Ighli. A fare gli onori di casa il Re del Marocco Mohammed VI, affiancato dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, da Patrizia Espinosa, segretaria Onu al clima e da Salaheddine Mezouar, ministro degli Esteri marocchino e presidente della Cop22.

Nella sessione inaugurale Ban Ki-moon ha lanciato un monito agli Stati Uniti: «Gran parte degli stati che formano gli Usa hanno capito l’importanza di affrontare i problemi legati al cambiamento climatico, sono sicuro che il nuovo presidente non potrà far altro che assumere gli impegni conseguenti. Stati come la California stanno agendo con grande serietà per abbattere le emissioni. Non è più possibile arrestare il processo, ce ne pentiremmo amaramente e comprometteremmo le future generazioni».

Il presidente Hollande, intervenuto poco dopo, ha insistito sul carattere irreversibile dell’Accordo precisando di parlare a nome degli oltre 100 paesi che si sono già impegnati ratificando l’accordo.

Hollande è uno dei pochi leader europei arrivati a Marrakech. Oltre a lui Alberto II di Monaco, il presidente del Montenegro Vujanovic e i premier di Spagna e Portogallo, Rajoy e Costa. Dall’Italia è arrivato il Ministro per l’Ambiente Gian Luca Galletti con una delegazione di 44 persone. Renzi aveva annunciato la sua partecipazione ma ha deciso di non venire: è troppo impegnato con la campagna referendaria per pensare al futuro del pianeta.

Oltre 30 sono invece i capi di stato africani presenti, arrivati per partecipare anche al Vertice d’azione per l’Africa, in programma domani al Palazzo dei Congressi. Al gran completo anche la lista degli stati insulari del pacifico: tre la zone maggiormente a rischio hanno inviato a Marrakech i propri leader politici per ribadire che per i loro territori l’azione globale è una questione di sopravvivenza.

Iniziata ieri, la seduta che prevede gli interventi dei rappresentanti politici continuerà anche nella giornata di oggi. Domani saranno invece le organizzazioni intergovernative e le Ong a prendere la parola. La Cma1 ha il compito di discutere e definire le misure attuative per realizzare gli obiettivi previsti dall’Accordo. Resta da sciogliere il nodo relativo all’adeguatezza dei target definiti dai singoli stati, valutati come insufficienti dall’Unfccc, dall’Unep e da numerosi studi scientifici.

Durante la giornata sono piombate sulla Cop le parole di Papa Francesco, che ha definito il vertice una «tappa fondamentale» del percorso per salvare la «casa comune» e ha esortato i leader mondiali a costruire «una risposta collettiva responsabile in un momento delicato, entrando in maniera più concreta nell’elaborazione delle regole, dei meccanismi istituzionali e degli elementi necessari per una sua corretta ed efficace attuazione». Papa Francesco ha insistito sul fatto che le strategie di sviluppo che dovrebbero essere promosse in base all’Accordo «incoraggiano alla solidarietà nei confronti delle popolazioni più vulnerabili e fanno leva sui forti legami esistenti tra la lotta al cambiamento climatico e quella alla povertà». Pochi giorni fa era arrivata alla Cop una lettera firmata da 240 rappresentanti di tutte le confessioni religiose che definiva le fonti fossili «eticamente insostenibili».

Il messaggio è presto detto: per salvare il pianeta e le comunità che lo abitano occorre mettere in prima linea i valori condivisi, e non gli interessi particolari. Speriamo arrivi forte e chiaro a chi siede nelle stanze dei bottoni.

* Associazione A Sud