Tre ore a casa di Giuseppe Conte, tra il quartier generale del Movimento 5 Stelle di via Campo Marzio e Montecitorio: così il segretario generale della Cgil Maurizio Landini ha impiegato la sua domenica mattina. L’incontro, rivelato ieri dalla Stampa, rientra nella canonica attività di interlocuzione con le forze politiche, specie di opposizione. Ma è evidente che diventa oggetto di dibattito e potenziali tensioni: visto il contesto dei rapporti tra Partiti democratico e pentastellati dà adito a speculazioni e scenari sulle triangolazioni tra i due principali partiti della minoranza parlamentare e il sindacato.
Ecco allora che tutti i soggetti in campo si affrettano a sminuire la portata dell’evento. Lo fa la Cgil, che fa sapere che l’incontro di due giorni fa rientra in quel dialogo e confronto che il sindacato punta ad avere con tutte le forze politiche presenti in parlamento. «Non è la prima volta che Landini incontra i leader delle forze di opposizione», fanno notare. E ricordano che all’ultimo congresso della Cgil, a Rimini, ci sono stati diversi spazi di confronto con i soggetti politici: era stata invitata, non senza qualche malumore interno, e aveva partecipato Giorgia Meloni. E c’era stata una tavola rotonda con tutti i leader dell’opposizione.

Anche i 5 Stelle tengono il profilo basso, ricordano anche loro i precedenti, come quando, poco più di un anno fa, Landini si presentò con una delegazione formale a Campo Marzio per incontrare Conte e i suoi e per discutere i provvedimenti della prima legge di bilancio dell’appena insediato governo Meloni. Infine, dallo stesso Pd, i presunti convitati di pietra negano che il vertice domenicale a casa Conte possa rappresentare un elemento di tensione tra i due partiti sospesi tra competizione e ricerca di convergenze. «Landini si sente spesso con Elly Schlein su tutti i temi – sono le parole che arrivano dal Nazareno – È normale che parli anche con il leader del M5S».

Ma cosa si sono detti, il segretario della Cgil e l’avvocato? Dal sindacato dicono che al centro del dialogo ci siano stati «i temi del lavoro, l’emergenza salariale con la questione del salario minimo e le politiche industriali». Sottolineano anche la «preoccupazione» per la tenuta democratica del paese e la difesa della Costituzione, con il no al premierato e soprattutto all’autonomia differenziata. Dal M5S restano abbottonati, negano che ci sia una specie di «sfida» con il Pd sul rapporto con la Cgil ma ci tengono a evidenziale la «consonanza» con il sindacato su molte questioni. Confermano l’agenda squadernata da Corso Italia ma fanno intendere che Conte con Landini ha toccato anche il tema che forse li divide più degli altri dal partito di Schlein: la guerra e la collocazione internazionale.

Del resto, l’ex premier era sceso in piazza il 5 novembre del 2022 con le associazioni pacifiste e la Cgil contro la guerra in Ucraina. Poi aveva incrociato Landini a ridosso del palco di piazza San Giovanni, al culmine del grande corteo nazionale convocato a Roma dalla Cgil e intitolato «La via maestra»: il tema era quello, che ne racchiude molti, della difesa della Costituzione. Ma in quelle ore i manifestanti si erano ritrovati a seguire l’evolversi tragico delle notizie che arrivavano dall’attacco di Hamas ai territori israeliani a ridosso di Gaza. Del resto, proprio ieri il M5S ha depositato la sua mozione che, tra le altre cose, impegna il governo a scongiurare l’operazione su Rafah e a lavorare perché si arrivi al cessate il fuoco.