L’Italia è uno degli amici più importanti di Israele in Europa. Ad affermarlo perentorio su Twitter è stato Eli Cohen, ministro degli esteri di Israele, ieri prima di dare inizio alla visita ufficiale a Roma, durante la quale ha incontrato il vice primo ministro e suo omologo Antonio Tajani, e il capo della Lega e ministro dei Trasporti Matteo Salvini. Cohen aveva in programma anche una visita in Vaticano.

Al centro del viaggio a Roma c’è l’ulteriore rafforzamento dei legami tra Italia e Israele in ambito politico, economico e di sicurezza, ossia la collaborazione tra i servizi di intelligence dei due paesi. Quest’ultimo aspetto sta emergendo da qualche tempo in modo evidente. A maggio c’è stato il naufragio nel Lago Maggiore dell’imbarcazione con a bordo 007 dell’Aise e dell’Aisi e spie del Mossad israeliano in «gita» dopo aver condotto, secondo varie fonti, una missione congiunta in Piemonte e Lombardia per fermare agenti di altri paesi (l’Iran?) intenzionati ad ottenere tecnologie avanzate per la produzione di armi. Ieri, in una intervista data al Corriere, Cohen ha fatto riferimento ad «azioni sia politiche che di intelligence» che Israele sta svolgendo in Italia per colpire una associazione di solidarietà con i palestinesi con sede a Genova che, sempre secondo ciò che affermano il governo e l’intelligence di Israele, raccoglierebbe fondi per il movimento islamico Hamas. Azioni che, evidentemente, avvengono con la piena collaborazione dei servizi italiani. Vale la pena di ricordare che la stretta cooperazione di sicurezza (e militare) tra Italia e Israele non è certo cominciata con il governo Meloni. Va indietro di decenni e ha avuto per protagonisti governi italiani di ogni colore e orientamento, inclusi quelli di centrosinistra e il PD-M5S.

Nell’intervista al Corriere il ministro Cohen rinnova l’appello per un riconoscimento italiano di Gerusalemme come capitale dello Stato di Israele. Richiesta ribadita anche per le affinità ideologiche tra i governi di estrema destra al momento al potere in Italia e nello Stato ebraico. Non è un azzardo sostenere che il governo Meloni sarebbe favorevole a consegnare l’intera Gerusalemme a Israele (negando le rivendicazioni palestinesi sulla parte araba della città). Matteo Salvini lo chiede a gran voce da anni. Ma Roma deve tenere conto della posizione dell’Unione europea che resta legata alla soluzione a Due Stati (Israele e Palestina) e contraria a riconoscimenti unilaterali da parte degli Stati membri. Persino paesi europei alleati di ferro di Israele, come l’Ungheria di Orban, non hanno fatto questo passo.

Per questo al termine dell’incontro con Eli Cohen alla Farnesina, il ministro Tajani ha evitato di toccare il tema dello status di Gerusalemme, per sottolineare invece l’importanza della «solida collaborazione sul piano economico» tra i due Stati e sostenere «l’assoluta necessità di rilanciare il processo di pace» e «la soluzione dei due Stati, basata sulle risoluzioni delle Nazioni Unite». La posizione dell’Ue.