Trump cerca come può di correre ai ripari per difendersi dallo tsunami che l’ha investito a seguito della condanna per frode bancaria e fiscale di Paul Manafort, suo ex direttore della campagna elettorale, e l’ancora più compromettente ammissione di colpevolezza del suo ex avvocato personale, Michael Cohen, che ha detto ai magistrati di aver violato le leggi su indicazione dell’allora candidato presidente Trump, pagando con fondi elettorali il silenzio di una coniglietta di Playboy e di una pornostar per nascondere, a pochi giorni dal voto, le relazioni extraconiugali avute con loro quando era già il marito di Melania.

Dopo essersi rivolto a Twitter, dove Trump ha sbeffeggiato e disprezzato Cohen e lodato, invece, il silenzio di Manafort, definito «uomo coraggioso» che si rifiuta di parlare e di «inventarsi storie solo per avere una riduzione di pena», il presidente ha deciso di rivolgersi al suo megafono preferito, la trasmissione televisiva ultra conservatrice «Fox and Friends», in onda su Fox News.

Con gli amici di Fox, Trump ha affermato che i pagamenti effettuati dal suo ex avvocato personale alle due donne «non sono arrivati dalla campagna, sono arrivati da me», e ciò «non è nemmeno per idea una violazione della campagna elettorale». Che il tycoon non abbia fatto niente di male è anche la posizione sostenuta da Sarah Huckabee Sanders, addetta stampa della Casa bianca, che ha ripetutamente affermato che «il presidente non ha fatto nulla di male» e che «non c’è collusione».

Ma nonostante tutte queste affermazioni, è difficile dimenticare che fino a pochi giorni fa le ammissioni di Trump sulla vicenda arrivavano a malapena ad ammettere di conoscere le due donne. Inoltre ha sempre negato di sapere del pagamento che Cohen avrebbe fatto di tasca propria e a sua insaputa. Ora la tasca, invece, è quella di Trump che consapevolmente ha attinto ai propri fondi.

Chi gongola apertamente della situazione è proprio la ex amante e porno star Stormy Daniels e il suo agguerritissimo avvocato, l’italo americano Michael Avenatti, che su Twitter ha reagito al valzer di cattive notizie per Trump scrivendo: «Stiamo arrivando. Metteremo fine a questo schifo di presidenza in un modo o nell’altro», seguito dal suo hashtag riconoscitivo, #basta.

Avenatti non solo difende Daniels, ma è ormai il difensore di qualsiasi categoria vittima di questa presidenza, primi fra tutti i bambini illegali separati al confine dai propri genitori per volere di leggi volute da Trump. Ora l’avvocato sta ammettendo di avere ambizioni politiche che potrebbero arrivare a voler sostituire Trump alla Casa bianca. Per ora è andato nei primi due Stati che votano alle primarie, Iowa e New Hampshire, dove si è fatto fotografare con uno dei ragazzi del movimento «Never Again» contro le armi. È ovunque sia politicamente rilevante.

Se tutto questo non fosse sufficiente a rovinare i sonni di Trump, l’avvocato di Cohen, Lanny Davis, ha affermato che il suo assistito era presente durante una discussione fra il tycoon e Donald Trump Jr, in relazione all’incontro alla Trump Tower del 2016 tra i funzionari della campagna e un avvocato russo. «In questo frangente, posso solo dire che era presente durante una discussione con Jr. e papà», ha detto Davis alla Cnn.

Anche in questo caso finora la versione ufficiale è sempre stata quella dell’ignoranza di Trump riguardo questo incontro finalizzato a raccogliere, da un’avvocata russa, informazioni compromettenti sulla sfidante del 2016 Hillary Clinton.
Cohen in precedenza aveva detto alle commissioni del Congresso di non sapere della riunione in anticipo.

Ora Davis su «The Rachel Maddow Show», trasmissione televisiva di Msnbc, ha sostenuto che Cohen sarebbe disposto a parlare con Mueller dell’incontro, descritto come «l’ovvia possibilità di una cospirazione per colludere e corrompere il sistema democratico americano» e di cui Trump era a conoscenza sin dall’inizio.