È un caso destinato in un modo o nell’altro a sondare i limiti dell’industria tecnologica in più rapida espansione della Silicon Valley: l’intelligenza artificiale generativa.

Il 27 dicembre il New York Times ha depositato una causa contro Open AI (la casa madre di ChatGpt) e Microsoft (il cui motore di ricerca è alimentato proprio da questo chatbot) per violazione del copyright. Il loro «uso illegale del lavoro del Times – si legge nella causa – per creare prodotti di intelligenza artificiale in competizione con esso minaccia la possibilità del Times di fornire questo servizio».

Gli articoli della testata statunitense vengono «copiati e usati a milioni» per generare risultati «che recitano i contenuti del Times parola per parola, li riassumono e mimano il loro stile espressivo».

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PER «ALLENARE» i Grandi modelli linguistici come Chat Gpt, infatti, queste compagnie compiono un’operazione detta di scraping dei contenuti di internet- inclusi quelli del Nyt, ai quali – come nota la causa, qui il pdf – viene perfino data particolare attenzione proprio in virtù della loro qualità. Per creare un prodotto che è in diretta competizione con quello offerto dal giornale, e che «ruba lettori al Times».

Contro OpenAI e altri produttori di Ia sono già state intentate diverse cause per violazione di copyright: da parte di scrittori come John Grisham e Jonathan Franzen, dell’agenzia fotografica Getty Images, della comica statunitense Sarah Silverman.

Ma quella del quotidiano newyorkese è la prima azione legale di una grande testata giornalistica contro i più potenti creatori di intelligenza artificiale – come notano i legali del Nyt ChatGpt ha fatto sì che il valore di OpenAI sia stimato attualmente a 90 miliardi di dollari.

In precedenza il giornale aveva tentato la via della trattativa con la compagnia della Silicon Valley, senza però arrivare ad alcun risultato: OpenAI sostiene che in base alla legge statunitense il suo uso di articoli protetti dal copyright è consentito dal cosiddetto fair use (uso legittimo) in quanto serve uno scopo «trasformativo» del contenuto originale. «Non c’è niente di ’trasformativo’ nell’uso dei contenuti del Times senza pagamento», obietta la causa.

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DA INIZIO ANNO, infatti, sia il Nyt che altre importanti testate come Bbc, Cnn, Guardian, Washington Post e Reuters (oltre al nostro giornale) hanno bloccato il crawler di ChatGpt, il programma che raccoglie dati da siti, social network e altri servizi del web per allenare l’Ia. Altre compagnie di news – fra cui Politico e Associated Press – hanno invece siglato degli accordi con OpenAI per l’utilizzo dei loro articoli.

Nella causa del Nyt si contesta inoltre la «attribuzione erronea di false informazioni al Times»: un errore che nasce dalla propensione dei grandi modelli linguistici per quelle che vengono definite «allucinazioni» – la generazione di risultati completamente falsi o inventati comunicati dai chatbot come se fossero veri.

Diversi esempi vengono forniti in uno degli allegati all’azione legale. Per tutti questi motivi la testata sostiene che Open AI e Microsoft debbano pagare miliardi di dollari in risarcimento danni, e chiede che le due compagnie siano obbligate a «distruggere tutti i modelli di chatbot» e i dati «di allenamento» estratti dalle pagine virtuali del Nyt.

Dalla causa del NYT a OpenAI e Microsoft
“Se il Times e le altre testate non possono più produrre e proteggere il giornalismo indipendente, si creerà un vuoto che nessun computer e nessuna intelligenza artificiale potranno riempire. Con meno giornalismo i costi per la società saranno immensi”

IN APERTURA della causa – in cui il giornale è rappresentato dalla stessa compagnia legale, Suman Godfrey, che ha sostenuto Dominion Voting System nel processo per diffamazione contro Fox News – la storica testata americana cita anche un aspetto più strettamente etico per spiegare la propria decisione. «Il giornalismo indipendente è vitale per la nostra democrazia». E il lavoro del Nyt «è sempre stato importante. Ma all’interno di un ecosistema dell’informazione danneggiato, colmo di contenuti inaffidabili, il giornalismo del Times fornisce un servizio che è diventato ancora più essenziale».

Errata Corrige

L’8 gennaio 2024 OpenAi ha risposto con un comunicato alle contestazioni del New York Times