Le colline dorate sono l’orlo ondeggiante della San Fernando Valley. Punteggiate dalla macchia mediterranea e qua e là da qualche quercia nativa, corrispondono fedelmente all’immagine riprodotta dai depliant immobiliari che tuttora commercializzano l’idillio monofamiliare californiano. Sulle strade immacolate si affacciano le villette tutte identiche col garage biposto, la aiuole curate e le tegole «mediterranee»: il paesaggio paradigmaticamente californiano venduto dai lottizzatori a chi, in quest’angolo riesce ancora ad accendere un mutuo sul sogno suburban americano. Una geografia programmatica tanto che Steven Spielberg in questi cul de sac trovò le location per l’infanzia prototipica dei protagonist del suo suo ET – l’Extraterrestre.

È solo accendendo una telecamera speciale che su questo angolo di paradiso– come in un effetto speciale di una sci-fi di John Carpenter – appare l’inferno. I raggi infrarossi rivelano una fitta piuma tossica che si leva dalle colline come un vulcano invisibile e silenzioso che erutta senza sosta da ottobre. Da quando cioè un guasto al vicino impianto della So Cal Gas company ha provocato una fuga di metano che da quasi tre mesi ormai sputa idrocarburi nell’aria in modo simile alla catastrofica fuga di petrolio BP nel Golfo del Messico cinque anni fa. Come allora, i tecnici non sembrano avere idea di come tappare la perdita avvenuta a una profondità di forse due chilometri sottoterra in un pozzo usato per comprimere il metano.

Quello di Porter Ranch infatti non è un impianto di estrazione ma un deposito sotterraneo per immagazzinare il gas importato via gasdotto in attesa di distribuirlo agli utenti: il maggiore bacino artificiale di stoccaggio ad alta profondità degli Stati uniti occidentali.

Il metano è un gas invisibile e inodore, non particolarmente tossico di per sé, salvo in concentrazioni molto elevate, ma dal deposito della So Cal sgorga assieme a composti secondari e additivi, compreso il benzene, altamente cancerogeno, e altre sostanze aggiunte. Da due mesi molti abitanti del quartiere accusano nausea e malori, molti denunciano malesseri negli animali domestici ed emicranie; alcune scuole locali sono state chiuse.

Più di 1.800 famiglie sono state sfollate e da settimane vivono in alberghi e residence a spese della società del gas; altre 1.400 hanno fatto domanda e sono in attesa di trasferimento.

Come noto, il metano è volatile e altamente esplosivo, ragion per cui sopra la zona è stato chiuso lo spazio aereo.

Soprattutto la fuga rappresenta un danno ambientale colossale. Come gas-serra il metano è di molte volte più dannoso dell’anidride carbonica – l’oggetto principale dell’iniziativa globale sul clima appena siglata a Parigi.

Dall’inizio della fuga, centinaia di tonnellate di gas si sono disperse nell’atmosfera ogni ora, emissioni equivalenti all’operazione continuata di cinque impianti termoelettrici a carbone o a quelle annuali di 195.000 nuove automobili sulle strade della California. Sono numeri che cancellano i tanto vantati progressi ambientali dello stato americano leader nelle restrizione delle emissioni, nel numero di auto elettriche e dell’energia alternativa; una colossale beffa che rischia da sola di mettere la California nella colonna dei peggiori inquinatori atmosferici globali, ed è una delle ragioni per cui il governatore, notoriamente ambientalista, Jerry Brown ha dichiarato lo stato d’emergenza.

Flint: fra ruggine e piombo

3.500 km più a est, un altra catastrofe di salute pubblica ha ugualmente indotto una dichiarazione – lo ha fatto Obama proprio domenica – di stato d’emergenza federale. Le dimensioni del disastro a Flint, nel Michigan, sono ancora più drammatiche: i 100.000 abitanti (e altri 300.000 nella provincia circostante) per oltre un anno sono stati avvelenati dal piombo rilasciato nell’acqua comunale.

La settima città del Michigan per popolazione, Flint è patria della General Motors – e di Michael Moore che la rese tristemente celebre in Roger & Me come epicentro della devastante crisi economica provocata dalle chiusura di molti stabilimenti GM. In assenza di rete sociale, la chiusura delle fabbriche che avevano sostenuto la comunità per oltre un secolo, avevano fatto di Flint, il luogo di nascita della Buick e della Chevrolet, nonché della UAW (United auto workers), un hinterland destituito della deindustrializzazione di era liberista. Come accaduto nella vicina Detroit, l’implosione del lavoro ha provocato una emorragia di cittadini, l’impennata della povertà col corollario di crimine e violenza e il successivo tracollo delle finanze pubbliche.

Mentre Detroit, intrappolata nello stesso gorgo di decrescita, diventava la più grande città d’America a dichiarare bancarotta, il fallimento di Flint è risultato nel commissariamento dell’amministrazione. Gli amministratori nominati dallo stato sono arrivati con l’unico mandato di tagliare ulteriormente una spesa pubblica già all’osso. Fra le iniziative di risparmio, ci fu nel 2014 quella di modificare l’approvvigionamento idrico cittadino: non più utilizzare la rete di Detroit dietro pagamento di tariffe ritenute «troppo esose» ma servirsi delle acque del fiume Flint che attraversa la città. Malgrado i dubbi e le numerose critiche, le acque di quello che Michael Moore descrive come la cloaca della General Motors vennero certificate idonee e pompate nella rete cittadina.

Da subito gli abitanti hanno notato con orrore la tinta marrone della nuova e maleodorante acqua pubblica ma le autorità insistevano che non vi era pericolo, continuando a farlo anche dopo che un impianto di ricambi della stessa GM smise di usarla dichiarando che l’acqua provocava l’ossidazione eccessiva dei materiali. Ugualmente nelle vecchie tubature l’acqua altamente corrosiva ha lisciviato il piombo trasportandolo ai rubinetti.

Da allora, le analisi hanno rivelato tassi del metallo pesantemente tossico ben sopra i livelli di guardia in centinaia di bambini della città. Le micidiali proprietà neurotossiche del piombo sono ben note, soprattutto per gli effetti devastanti sulla cognizione e particolarmente in età di sviluppo. Il piombo, che supera agevolmente la barriera ematoencefalica, ha la capacità di accumularsi proprio nei tessuti molli e nel cervello ove interferisce con la neurotrasmissione e quindi specificamente con l’apprendimento. Sono altresì ben documentate le facoltà del metallo di abbassare il quoziente di intelligenza e provocare turbe comportamentali e disturbi cognitivi.

L’acqua del Flint ha reso inoperativa l’intera rete (all’avvelenamento si sono aggiunti questo mese 87 casi accertati di legionella) e oggi gli abitanti dipendono dalle razioni d’emergenza distribuite nei centri di assistenza.

Medici ed esperti parlano di una catastrofe di salute pubblica, sociologi e assistenti sociali temono strascichi sociali «generazionali» su educazione, occupazione e criminalità prospettando l’ulteriore marginalizzazione di una popolazione già disastrata.

Porter Ranch: suburb a metano

Mentre a Flint la guardia nazionale distribuisce bottigliette di plastica alla gente per far fronte all’ennesima calamità, nel sobborgo californiano di ET in superficie sembra regnare la normalità, anzi quella calma piatta caratteristica dei quartieri dormitorio alla periferia della grande metropoli, con le strade deserte solcate unicamente dalle pattuglie dei metronotte. Gli unici segni di vita si trovano nell’immancabile centro commerciale, al drive-in dello Starbucks d’ordinanza o fra gli scaffali ben forniti nella filiale di Whole Foods, la catena di supermercati bio d’alto bordo.

In realtà anche stasera è in programma un’assemblea cittadina in cui residenti inferociti affronteranno le solite scuse e assicurazioni di prammatica dei dirigenti della So Cal Gas. I «town hall» sono praticamente all’ordine del giorno – due settimane fa è intervenuta perfino Erin Brokovich, l’avvocato ambientale resa celebre da Julia Roberts nell’omonimo film che raccontava proprio un caso di avvelenamento industriale delle acque.

A Porter Ranch schiere di avvocati scaldano i motori per le querele che inevitabilmente seguiranno e costeranno centinaia di milioni di dollari in risarcimenti ai residenti espropriati dal loro paradiso di residence recintati.

Intanto però per il momento continua la maggiore fuga di metano della storia americana.

Per tentare di risolverla, la compagnia del gas ha convocato anche esperti che hanno lavorato allo spegnimento dei pozzi del Kuwait dopo la guerra del Golfo.

La drammatica realtà è che nessuno ha per ora un apparente idea di come fermare la fuga. E la vicenda è inquietante anche per le implicazioni che ha per la carbon sequestration, la tecnica che prevede la cattura di anidride carbonica e lo stoccaggio sotterraneo come rimedio per l’inquinamento atmosferico e il mutamento climatico. Porter Ranch è il simbolo dei rischi che comportano gli idrocarburi pur quando sulla carta le condizioni e le normative sembrano ottimali.

Flint: la salute rottamata

Il disastro di Flint ha responsabilità ben più precise. Comprese quelle di un amministrazione «criminale« nei confronti di un proletariato sistematicamente emarginato, vittima sacrificale di un concetto che finite l’utilità produttiva della cittadinanza, vede tutto, compresa acqua e salute pubblica, come voci di un bilancio da ottimizzare.

L’acqua velenosa è solo l’ultima ingiuria a una città a maggioranza afro americana in cui oltre il 40% degli abitanti vive sotto la soglia di povertà – una comunità ai margini che dopo il proprio lavoro e la propria città ha visto rottamata anche la propria salute.

Una decisione amministrativa che Michael Moore ha denunciato come atto di razzismo istituzionale (gli ha fatto eco Hillary Clinton).

In una lettera aperta a Obama, il regista (che ha chiesto anche l’arresto del governatore repubblicano del Michigan, Rick Snyder) ha implorato il presidente di intervenire di persona e visitare Flint come gesto simbolico e non fare la figura assenteista «che Bush fece con New Orleans e Katrina».

Intanto a novembre Flint ha eletto una nuova sindaca, Karen Weaver, la prima donna afro americana della sua storia, che ha coalizzato gli elettori proprio attorno allo scandalo dell’acqua.