Come annunciato, la piattaforma Tsunami Democràtic e i Cdr (Comitati di difesa della repubblica catalana) stanno mettendo in scacco la circolazione per tutta la Catalogna. L’autostrada AP7, che collega con la Francia, è rimasta bloccata più di 30 ore da manifestanti accampati festosamente; la polizia francese è intervenuta per sbloccare la situazione. Ieri sera anche alcune delle principali arterie di Barcellona erano occupate. Obiettivo delle proteste è non allontanare il conflitto catalano dal fuoco informativo.

Nel frattempo il parlamento catalano continua a percorrere il cammino dei gesti simbolici: ieri ha votato una mozione della Cup reclamando l’autodeterminazione, fra le proteste dell’opposizione. La seduta infatti era stata anticipata all’ultimo momento al mattino per battere sul tempo il tribunale costituzionale che si riuniva alla stessa ora per bloccare la votazione. Una dinamica da gatto e topo destinata a non portare a nulla (l’iniziativa non è stata neppure pubblicata sul bollettino ufficiale per il blocco del tribunale costituzionale).

Una sentenza chiave riguarda invece il capo di Esquerra republicana, Oriol Junqueras.

L’avvocato generale della Ue Maciej Szpunar ha appoggiato le tesi del leader incarcerato, sostenendo che ha acquisito lo status di parlamentare europeo il giorno delle elezioni e pertanto avrebbe dovuto godere di immunità parlamentare. La palla ora passa alla corte europea che potrebbe mettere nei guai la Spagna per non aver tutelato i suoi diritti.