C’è un procuratore, a Milano. Che per la prima volta vede ciò che finora sembrava invisibile. Ed è l’unica consolazione per la famiglia di Giuseppe Uva, il gruista 43enne morto il 14 giugno 2008 dopo essere stato trattenuto per una notte all’interno della caserma di via Saffi a Varese, che chiede da dieci anni verità e giustizia. «Anche a prescindere dalle eventuali percosse subite e dalle lesioni riscontrate sul suo corpo», Giuseppe Uva è morto «a causa di un’aritmia provocata dalla violenta manomissione sulla sua persona col trasferimento coatto in caserma». È quanto ha sostenuto ieri durante la requisitoria, davanti...