Dieci giorni dopo l’annuncio ai media, nel giorno dell’insediamento del nuovo governo a Madrid, il procuratore generale dello Schleswig-Holstein deposita ufficialmente la richiesta di estradizione in Spagna per Carles Puigdemont.

Alla base dell’istanza alla Corte suprema di Kiel, c’è il reato di ribellione rinnovato alla luce del nuovo dossier fornito dal magistrato spagnolo Pablo Llarena che accusa l’ex presidente catalano di avere alimentato la violenza contro la polizia, oltre alla corruzione e all’appropriazione indebita di 1,6 milioni di euro spesi per organizzare il referendum dello scorso ottobre.

Da ieri mattina il fascicolo giudiziario del leader indipendentista è nelle mani dell’Alta corte del Land cui spetta la sentenza definitiva. In caso di verdetto sfavorevole a Puigdemont, il caso passerà al vaglio del Tribunale costituzionale di Karlsruhe – ultimo e definitivo grado di giudizio nell’ordinamento tedesco – come ribadisce il suo avvocato Wolfgang Schomburg.

Per il momento, l’ex president della Generalitat di Barcellona rimane a Berlino, a piede libero, vincolato dall’obbligo di firma settimanale al commissariato, dopo che la Corte suprema a marzo ha respinto la richiesta di arresto della procura a causa dell’«insussistenza del pericolo di fuga».

Tre mesi dopo, Wolfgang Zepter, procuratore generale dello Schleswig-Holstein (che a Kiel rappresenta gli interessi della Spagna), mette nero su bianco la violenza sussunta dal dossier dei giudici spagnoli: l’unica “prova” in grado di fare scattare l’accusa di ribellione, equivalente all’«Alto tradimento» tedesco. Nella richiesta della procura spicca «la vasta documentazione presentata dalla Spagna che dimostra, oltre ogni dubbio, che ci siano le condizioni per concedere l’estradizione» che ha causato la «rottura dell’ordine democratico e della pace costituita».

Sempre secondo l’istanza di ieri di Zepter, «il materiale consegnato dalle autorità di Madrid non è contraddittorio e mostra chiaramente la vastità dei disordini avvenuti il primo ottobre in Catalogna, che possono essere attribuiti anche all’imputato». Ma la procura generale dello Schleswig-Holstein evidenzia anche un aspetto procedurale tutt’altro che irrilevante: «Le questioni relative a prove e responsabilità non devono essere chiarite nel processo in Germania, bensì in un procedimento penale in Spagna».

Esattamente la stessa “neutralità” che fa scudo all’immutata posizione ufficiale del governo di Angela Merkel. La Grande coalizione social-democristiana si appella alla non ingerenza con la magistratura locale e federale, anche se è già schierata sul fronte di Madrid con «il pieno e incondizionato appoggio alla Spagna, Stato democratico e membro dell’Unione europea».