Dal punto di vista politico meglio di così, forse, al leader della Lega non sarebbe potuta andare. Dopo due ore di camera di consiglio il gup di Catania Nunzio Sarpietro, a cui spetta la decisione sull’eventuale rinvio a giudizio di Matteo Salvini per sequestro di persona per la vicenda della nave Gregoretti, ha deciso che per accertare eventuali responsabilità dell’ex ministro dell’Interno è necessario prima ascoltare il presidente del consiglio Giuseppe Conte e un bel numero di ministri del passato e dell’attuale governo: dagli ex Danilo Toninelli (Trasporti) Elisabetta Trenta (Difesa) e Luigi Di Maio (ieri vicepremier, oggi agli Esteri) all’attuale responsabile del Viminale Luciana Lamorgese. Con loro anche l’ambasciatore all’Unione europea Maurizio Massari. Una scelta dettata dalla necessità per il gup di comprendere se quella di non far sbarcare a luglio di un anno fa 135 migranti dalla nave della Guardia costiera, fu una decisione presa individualmente dell’allora ministro leghista oppure – come sostiene Salvini – si trattò invece di una scelta collegiale conseguenza della politica sull’immigrazione adottata del governo Conte 1 e dei rapporti con l’Unione europea.

L’udienza nell’aula bunker del carcere Bicocca per il momento finisce dunque con un doppio rinvio: al 20 novembre, quando a Catania verranno ascoltati Conte, Toninelli e Trenta, e al 4 dicembre dove a deporre saranno Massari, Lamorgese e Di Maio.
La decisione del gup permette adesso a Matteo Salvini di spostare la vicenda dal piano giudiziario a quello politico e più di un’immediata archiviazione (come chiesto dalla procura di Catania da sempre convinta dell’opportunità di non procedere nei confronti dell’ex ministro) potrebbe trasformarsi in un precedente utile anche in vista dell’imminente udienza preliminare che potrebbe tenersi a giorni a Palermo per una vicenda simile che lo vede sempre coinvolto, quella della nave della ong Open Arms. Non a caso ieri, una volta uscito dal tribunale, non ha nascosto la soddisfazione per l’esito dell’udienza: «Non sarò più solo» commenta con i giornalisti. «Vediamo cosa diranno i ministri chiamati dal giudice, io non li ho citati perché non credo che ci sia nessuna colpa». Più cauta l’avvocato Giulia Buongiorno: «Siamo moderatamente soddisfatti per l’ordinanza, allarghiamo la visuale», spiega il legale, vittima in aula di un assurdo incidente nel corso dell’udienza (una lastra di marmo si è staccata dal soffitto finendole su di un piede). «Noi avevamo chiesto di ascoltare solo la ministra Lamorgese, perché volevamo ribadire che tutt’ora, relativamente alle navi con i migranti, si fa lo stesso».

Proprio la differenza di valutazione tra la procura etnea e il Tribunale dei ministri è tra i motivi che hanno spinto il gup a chiedere nuove audizioni. «E’ compito di questo organo giudicante, vista la complessità e l’impegno per la valutazione del fascicolo, assumere prove per la decisione di merito», è scritto nell’ordinanza, dove si spiega anche l’intenzione di accertare quanti e quali sbarchi simili alla vicenda Gregoretti si sono svolti nel periodo in cui Salvini ricorreva l’incarico di ministro dell’Interno, estendendo – scrive però il giudice -l’accertamento anche ad altri sbarchi avvenuti successivamente anche quando è cambiata la compagine di governo (Conte 2)».
Una volta saputo di doversi recare a Catania, da parte sua Conte ha subito fatto sapere di non avere problemi a essere ascoltato dal gup: «Ovviamente a disposizione, ci mancherebbe – ha commentato il premier -. Quando la magistratura chiama anche un responsabile politico deve rispondere». La tesi dell’avvocato è opposta a quella del suo ex ministro. Per Conte quella di autorizzare o meno lo sbarco dei migranti era una decisione rivendicata da Salvini che per di più – ha sostenuto in passato il premier – non sarebbe mai stata discussa in consiglio dei ministri. Prossimo round a Catania.