C’è un filo comune che unisce la gestione degli sbarchi di migranti all’epoca del governo Conte 1, quando ministro dell’Interno era Matteo Salvini, con il successivo Conte 2 quando ai vertici del Viminale sedeva, ieri come oggi, Luciana Lamorgese? E’ quanto cercherà di capire il gup di Catania Nunzio Sarpietro nella nuova udienza preliminare, la terza, che dovrà decidere l’eventuale rinvio a giudizio del leader leghista per la vicenda della nave Gregoretti (131 migranti ai quali venne negato lo sbarco nel porto di Augusta dal 27 al 31 luglio del 2019). Per questo oggi nell’aula bunker del carcere Bicocca verranno ascoltati Lamorgese e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, vicepremier all’epoca dei fatti. Slitta alla prossima udienza, invece, l’audizione dell’ambasciatore Maurizio Massari.

Proprio per stabilire un’eventuale «continuità di comportamento» tra i due governi, nei mesi scorsi Sarpietro ha acquisito una voluminosa documentazione utile, come si spiega nell’ordinanza, a stabilire «quanti e quali episodi di sbarchi di migranti simili sotto il profilo a quello della nave Gregoretti» si siano verificati quando Salvini era ministro, «estendendo l’accertamento anche ad altri sbarchi avvenuti successivamente, anche quando è cambiata la compagine di governo (Conte 2)».

La ministra Lamorgese oggi proverà a spiegare le differenze esistenti nella gestione degli sbarchi dalle navi delle ong. Partendo da una constatazione politica e da un dato tecnico: la prima riguarda il fatto che «un tempo – come ha sottolineato in passato Lamorgese – veniva messa in discussione la possibilità di offrire un porto sicuro a queste operazioni di Search and rescue». Un elemento di incertezza venuto a mancare in seguito con il nuovo esecutivo. Il dato tecnico riguarda invece il fatto che l’indicazione del porto viene data solo quando esistono le condizioni perché lo sbarco si svolga in sicurezza: personale sanitario, agenti per l’identificazione dei migranti, strutture idonee dove accoglierli. Misure rese più stringenti dalla pandemia.

E’ probabile poi che la ministra sottolinei un’altra differenza rispetto al passato. E sono i ricollocamenti dei migranti in Europa, aumentati in seguito all’accordo raggiunto nel vertice di Malta del 2019. Secondo l’ex viceministro dell’Interno Matteo Mauri sono passati dai 16 al mese di media della gestione Salvini, ai 98 al mese di media della gestione Lamorgese. Un balzo del 600 per cento in più.