Ad attaccarla erano stati in molti, per lo più renziani e renzianissimi. Ma ieri, quando le agenzie hanno battuto la clamorosa notizia della querela del neopresidente della regione Campania Vincenzo De Luca contro la presidente dell’antimafia Rosy Bindi, «per diffamazione, attentato ai diritti politici costituzionali e abuso d’ufficio», i baldanzosi pasdaràn dem si sono improvvisamente ammutoliti. Zitti. La ragione è chiara: se fin qui la vicenda è stata l’occasione per regolare i conti con Bindi, a questo punto la pasticciata storia degli impresentabili, che era nata male ma era finita tutto sommato in una vittoria del candidato campano del Pd e anche di qualcuno dei nomi inseriti nella lista della commissione, poteva chiudersi così.
Ma De Luca se l’è legata al dito. Non ce l’ha solo con Bindi ma anche con quelli che non l’hanno difeso con abbastanza trasporto. E adesso rischia di infilare il suo partito in un inedito scontro a colpi di carte bollate fra pesi massimi. Che finirà per mettere ulteriormente nei guai il presidente del Consiglio Matteo Renzi, che già presto dovrà firmare l’imbarazzante decreto della sua sospensione da governatore della Campania.

Per questo, e cioè per paura di avvelenare ancora di più una maionese già impazzita, sono state poche, pochissime le voci che ieri si sono alzate dal Pd in difesa di Bindi. O almeno del buon senso che rende incredibile la querela di De Luca, per giunta seguita i da quella di altri due cosiddetti impresentabili, Sandra Lonardo Mastella, moglie di, e Luciano Passariello, Fdi, entrambi schierati con Caldoro. Il primo a reagire è Alessandro Naccarato, area giovani turchi, della commissione antimafia: si tratta di «una cosa del tutto fuori luogo, una esagerazione» perché, spiega, «Bindi è stata accusata del tutto ingiustamente di voler determinare i risultati del Pd in Campania e Puglia, due regioni dove gli ’impresentabii’ sono stati eletti, mentre, alla prova dei fatti, le cose sono andate male in Veneto e Liguria dove non c’era nessun candidato con il problema della legge Severino». Naccarato la butta in politica e se la prende con il suo segretario, rivelando così il malumore contro il candidato campano serpeggiava anche nella maggioranza dem, oltreché nella sinistra interna: «Era meglio se Renzi avesse fatto quel che fece con la Barracciu che aveva solo ricevuto un avviso di garanzia: andò in Sardegna a la convinse a non candidarsi alle regionali. In lista fu messo Pigliaru che è stato eletto governatore». Il capogruppo in commissione Franco Mirabelli, che invece aveva cercato di dissuadere Bindi e il suo vice Claudio Fava dal procedere con la lista, non concorda. Ma non difende le carte bollate: «Gli errori fatti da Bindi con la lista degli impresentabili si affrontano politicamente non in tribunale». A buttare acqua sul fuoco ci prova il moderato Giacomo Portas: «Il partito ci metta una pezza e se ne necessario intervenga anche Renzi». Lei, Bindi, ostenta tranquillità: «Quella di De Luca è una denuncia priva di ogni fondamento, un atto puramente strumentale, che ha scopi diversi da quelli che persegue la giustizia e che pertanto non mi crea alcuna preoccupazione». In tv aveva preteso le «scuse» di chi l’aveva attaccata. Ma ormai sa di essere isolata nel gruppo dirigente Pd. Pier Luigi Bersani, che l’aveva difesa, è in queste ore a sua volta oggetto di nuove polemiche. A schierarsi con lei solo Fava, che parla di «atto di grossolana volgarità, una di quelle querele temerarie che il parlamento si appresta a sanzionare come atti palesemente ritorsivi e intimidatori», e Arturo Scotto di Sel: «Atto incomprensibile, Bindi si è limitata ad applicare il codice antimafia votato dai partiti. De Luca se la prenda con il Pd».

Dai vertici Pd è calato il gelo. Solo Matteo Orfini, che già l’aveva duramente criticata, commenta: «Bindi è indifendibile. Dovrebbe chiudere scusa lei, ma alla Costituzione. Ciò detto io non l’avrei denunciata». Ora Renzi è alle prese con un guaio irrisolvibile: da presidente del consiglio sta per sospendere De Luca da governatore, da segretario vorrebbe chiedergli di ritirare la querela a Bindi. Le peggiori previsioni sono già realtà, a un giorno dal voto. La vittoria in Campania comincia a mostrarsi per quello che è, un grosso guaio per il Pd.