Grandi nuvole bianche, grigie, giallastre, si alzano dal Carso a vista d’occhio, cariche di PM10 e benzene, bombe ecologiche che si espandono tra i paesi sparsi fino a Monfalcone. E poi le fiamme, alcune altissime, che si mangiano i boschi e lambiscono case e strade avvolte in una ardente nuvola di fumo. La scorsa settimana 300 ettari di bosco nel Carso sloveno sono stati distrutti da un incendio rinforzato dal vento, dalla siccità assoluta, dalla mancanza di acqua in un territorio ricco di acque sotterranee ma con i fiumi in secca: l’Isonzo, il Vipacco, il Timavo nel suo breve tratto in superficie, fino al Tagliamento, l’acqua manca, mentre gruppi di volontari cercano di salvare migliaia di pesci rimasti all’asciutto. Si sentono il crepitio degli incendi, il lamento sordo della vegetazione e del vento ma anche un susseguirsi di esplosioni: sono gli ordigni della prima guerra mondiale rimasti sepolti che il fuoco fa detonare. Le squadre di pompieri sloveni si sono avvicendate per giorni affiancate da un Canadair croato costretto a rifornirsi nel mare davanti a Monfalcone, un’ora tra l’andare e il tornare, mentre gli elicotteri si rifornivano da un enorme gommone steso sul terreno e riempito d’acqua dalle autobotti.

Dopo giornate estenuanti, in un caldo torrido, sembrava finita, invece il fuoco è ripreso, tra lunedì martedì ha passato il confine aggredendo il lato italiano e tornando poi inesorabile anche in Slovenia dove ieri quattro paesi sono stati evacuati e sono state di nuovo attivate tutte le forze di protezione e soccorso, a combattere una situazione definita estremamente grave. Lo spiegamento di forze lungo il confine è imponente, sia dal lato italiano che sloveno, ci si coordina tra centinaia di vigili del fuoco, esercito e polizia ma molti sono esausti dopo tanti giorni di quella che sembra una battaglia senza fine. Alcuni vigili del fuoco sono rimasti ustionati o sono dovuti ricorrere alle cure mediche per problemi respiratori.

Il confine di nord est tra Monfalcone e Trieste è in fiamme, il fuoco continua la sua corsa verso il ciglione del Carso triestino e si continuano ad evacuare borghi e frazioni. A Monfalcone Fincantieri ha messo in cassa integrazione 4.000 lavoratori, impossibile lavorare, mentre ordinanze urgenti in cinque Comuni del circondario invitano a tenere le finestre chiuse e l’utilizzo di mascherine FFP2 all’aperto. Sospesi i mercati settimanali, le attività sportive all’aperto, la raccolta dei rifiuti, l’attracco delle barche al demanio marittimo. Particolarmente grave la situazione nel comune sparso di Doberdò dove le fiamme hanno costretto prima a far evacuare la frazione di Sablici e, ieri, più di duecento persone dal paese di Jamiano circondato dal fuoco. «E’ come un inferno qui» ha detto il sindaco di Doberdò Fabio Vizintin invitando tutti ad andarsene. Ieri il fonte più vasto, in territorio italiano, era proprio intorno a Jamiano, verso Devetaki, dove ancora combattono le fiamme circa 100 vigili del fuoco italiani, e una cinquantina tra guardie forestali e volontari della protezione civile assieme a diverse squadre di vigili del fuoco sloveni, due Canadair e cinque elicotteri. Una ventina di autobotti sono arrivate in zona dalla Slovenia ma il fronte continua la sua corsa verso Trieste: ieri pomeriggio si sono allontanati dalle proprie case gli abitanti di Medeazza, mentre l’allerta tiene sveglia Sistiana e altre località del Comune di Duino, alle porte della città. Si aspetta l’arrivo di un cannone ad acqua della polizia slovena capace di 9.000 litri che, per la prima volta, sarà utilizzato per aiutare i vigili del fuoco mentre nel cielo si vedono volare i due Canadair mandati da Roma.

Da martedì mattina Trieste è isolata dall’Italia: treni fermi, autostrada chiusa, ingorghi chilometrici sulle strade provinciali, una fila infinita di Tir fermi per ore mentre gli uffici comunali segnalano che non viene garantita l’erogazione di acqua e di elettricità. Il sindaco Dipiazza ha rivolto un appello dai toni preoccupati: gli incendi costringono Terna a interrompere l’energia elettrica, attenzione, se succede mancherà anche l’acqua perché le pompe dell’acquedotto non potranno funzionare, sono in arrivo autobotti ma non si può dire con certezza se e quando succederà. Trieste con il fumo che si avvicina, che vede il fuoco lambire il crinale, isolata, un servizio di motonavi da 300 posti la collega solo a Monfalcone dove resta per adesso ancora in funzione la linea ferroviaria.