La risalita dei contagi e lo spettro della variante Omicron preoccupano detenuti e agenti, e fanno di nuovo salire la tensione nei carceri italiani. Al punto che, dopo gli ultimi casi di positivi accertati nell’istituto le Vallette, a Torino, le detenute del carcere hanno deciso di intraprendere fino al 23 dicembre lo «sciopero del carrello», ossia di rifiutare il vitto offerto dall’amministrazione penitenziaria. Una forma di protesta supportata dai Garanti territoriali delle persone private della libertà che in una nota fanno sapere di sostenere l’iniziativa non violenta delle detenute che chiedono «un concreto segno di attenzione alla loro condizione di persone private della libertà nella emergenza pandemica, attraverso l’approvazione di un provvedimento di liberazione anticipata speciale».

Stefano Anastasia, a nome dei Garanti territoriali che rappresenta, chiede un atto di clemenza: «Oggi, come a marzo 2020, di fronte alla nuova diffusione del Covid-19, che sta nuovamente ingessando le carceri, prive di sufficienti spazi di isolamento e quarantena dei positivi e dei loro contatti, sarebbe utile un minimo ma generale provvedimento di clemenza, anche solo di un anno, che oggi come allora consentirebbe una più efficace e ordinata gestione delle situazioni di rischio in carcere». Un provvedimento di liberazione anticipata speciale potrebbe essere ripescato dal cassetto del Parlamento dove giace la misura proposta a settembre 2020 dal deputato di Iv, Roberto Giachetti, simile a quella assunta all’indomani della condanna europea per il sovraffollamento delle carceri. Anche se, conclude Anastasia, la proposta dei Garanti potrebbe essere anche più “radicale” di quella del deputato pannelliano: «Un giorno di liberazione anticipata per ogni giorno di pena scontata in pandemia».