«Mi stupisce che il ministro Di Maio, che dice di volersi battere contro lo sfruttamento e per la stabilità del lavoro, possa aprire ai voucher. Non si rende conto che sono in totale contraddizione con la regolazione dei contratti a termine appena varata?». La segretaria generale della Cgil Susanna Camusso commenta le ultime dichiarazioni sul decreto dignità, annuncia battaglia contro il ritorno dei voucher, e si rivolge con parole chiare anche al ministro degli Interni Salvini: «Chi crea dei nemici sta diffondendo insicurezza, alimenta la paura. Basta parole d’odio. Si parla tanto di sicurezza, ma dal governo nemmeno una parola su una vera emergenza: i femminicidi».

La Cgil è pronta a mobilitarsi di nuovo contro il ripristino dei voucher?

Certo, se serve noi ricominciamo. Sarebbe un vero capovolgimento rispetto a quanto appena fatto sui contratti a termine, dove si è iniziato a porre limiti stringenti, anche se si poteva fare di più. C’è pressione da parte della Lega, delle imprese, soprattutto di quelle agricole che vorrebbero cambiare anche la legge sul caporalato, ma ricordo bene che quando presentammo a tutte le forze parlamentari i nostri referendum, i Cinquestelle ci dissero di essere d’accordo con noi. Il voucher è l’esatto contrario del lavoro garantito, perché prevede solo la paga, ma non tutte le altre tutele contrattuali. Il lavoro stagionale è già regolato in molti contratti, tra cui agricoltura e turismo: puoi fare contratti a termine di una giornata, ad esempio. Esiste il contratto a chiamata. Per la vendemmia puoi già assumere studenti, pensionati e disoccupati con i voucher, che hanno precisi limiti di applicazione.

Sulla Carta dei diritti del lavoro cosa vi ha promesso l’M5S?

Abbiamo incontrato una delegazione prima che si formasse il governo, era guidata dall’allora capogruppo Toninelli, oggi ministro: ci disse che, essendo una proposta di legge di iniziativa popolare, per loro ha la precedenza. Bene, allora aspettiamo che venga discussa presto. Come ci aspettiamo il ripristino dell’articolo 18, che hanno promesso in campagna elettorale ma di cui non pare esserci più traccia. Bene gli indennizzi rafforzati, ma non si affronta il nodo del licenziamento illegittimo. Comunque andiamo avanti con i processi che abbiamo avviato – ci sono già alcune sentenze – e con il ricorso alla Corte europea, che ha i suoi tempi.

I Cinquestelle hanno raccolto tanti voti di sinistra in fuga dai partiti tradizionali. Dobbiamo pensare che in futuro il tema del lavoro potrà stare solo dentro soggetti «fluidi» o si può sperare in un nuovo, grande, partito di sinistra popolare?

Sicuramente i Cinquestelle stanno cercando di dare risposte a un mondo preoccupato, incerto a causa della precarietà. Quando Di Maio usa parole come «tutele», «dignità» e «sfruttamento» è evidente che il linguaggio è cambiato, se pensiamo che la discussione negli ultimi anni era solo sulle nuove forme di flessibilità. Però attenzione: si è alzata così l’asticella delle aspettative, e il mondo delle persone che lavorano se ne accorge se da un lato fai un passo avanti sui contratti a termine ma dall’altro ne fai cento indietro sui voucher. Quanto alla sinistra, io credo che il lavoro possa essere ben rappresentato se insieme ci sono i temi sociali, un pensiero progressista, un modello alternativo al capitalismo e di redistribuzione. Ma che redistribuzione può esserci con la flat tax per i ricchi?

A proposito di tasse, si è riaperto il dibattito sul cuneo fiscale. È un bene? Sarebbero utili nuovi incentivi alle assunzioni?

Se siamo riusciti a convincere Confindustria del fatto che un taglio al cuneo fiscale debba prima favorire il lavoratore, speriamo che se ne convinca anche il governo. Agli incentivi alle assunzioni preferiamo gli investimenti: potremmo utilizzare ad esempio i fondi strutturali Ue per un grande piano di infrastrutture sociali. Costruire e ristrutturare asili, scuole, ospedali, migliorare i trasporti pubblici, le reti idriche: crei lavoro nei cantieri, ma anche dopo in quei servizi, e qualifichi il welfare.

Comunque per voi resta al centro il lavoro contrattuale. Ma a nuove figure come i riders, non servirebbe un salario minimo?

Sui riders stiamo cercando di arrivare a un contratto, ma certo esistono tante altre figure nuove. Il problema è che non stanno fuori dai contratti perché non ne esistano per loro, o perché noi non siamo disposti a migliorare quelli esistenti, ma perché le imprese li vogliono inquadrare come autonomi per abbattere i costi. Il salario minimo, dove si sta sperimentando da qualche anno come in Germania, esclude tanti lavoratori proprio dai contratti, in particolare nelle aziende medio-piccole.

Sulle pensioni le ipotesi in campo vi piacciono? Quota 100 andrebbe bene?

Quota 100 può voler dire tutto e niente, mi sembra positivo che il ministro Di Maio abbia parlato di 41 anni di contributi e poi flessibilità. Ma vorremmo si distinguesse tra i lavori: quelli più pesanti, riconoscere le attività di cura delle donne, la discontinuità dei precari. Le misure finora ipotizzate non riguardano la previdenza per i giovani di oggi: questa è la mancanza più grave nello schema del governo.

Sui migranti ormai l’Italia è divisa in due da parole d’odio. Il ministro Salvini chiede porti chiusi, si moltiplicano gli episodi di razzismo. Cosa dice la Cgil?

Diciamo tutti gli slogan di questo periodo: porte aperte, accoglienza, magliette rosse, restiamo umani. Non abbiamo dubbi: la Cgil è e sarà sempre con i più deboli, in questo caso le persone che fuggono dalla guerra, dalle dittature, dalla miseria. Ricordiamo che noi italiani siamo storicamente migranti, e che tanti nostri giovani vivono in tutto il mondo. Dobbiamo puntare a una società aperta, di scambi e accoglienza. Ma se crei un nemico, diffondi insicurezza: perché il ministro Salvini non condanna gli episodi di razzismo e intolleranza sempre più diffusi? Perché ha avuto difficoltà a parlare dei due militari accusati degli stupri di Firenze? Sui migranti cerchiamo di uscire dalla logica dell’emergenza: ricreiamo una accoglienza regolata riaprendo i flussi per gli immigrati economici.