C’è un giudice, a Strasburgo. Alla vigilia dell’incontro, previsto per oggi, tra la sindaca di Roma Virginia Raggi e il ministro dell’Interno Matteo Salvini, la Corte europea per i diritti dell’uomo ha riconosciuto gli estremi per prendere una «misura d’emergenza» che sospende lo sgombero del Camping River. Qui, sulla via Tiberina, abitano circa trecento persone, quasi tutte insediatesi nel lontano 2005. Si trovano ancora dentro i cancelli del villaggio, nonostante nelle scorse settimane il Campidoglio avesse provveduto a danneggiare le loro casette per costringere gli abitanti a sloggiare. Così, con metodi spicci e senza alcun dialogo, era stato deciso di cancellare uno degli insediamenti che non viene considerato tra i più critici, con un tasso di scolarizzazione di molto al di sopra della media.

È un giudizio pesante, quello della Corte di Strasburgo. Che assume un significato politico e che precipita sull’intero Piano Rom approntato dalla giunta pentastellata. «Adesso bisogna subito promuovere nuove consultazioni con gli abitanti dell’insediamento – spiega Carlo Stasolla, dell’Associazione 21 luglio, che ha aiutato i ricorrenti – Inoltre, vogliamo sapere chi sono gli esecutori di un piano irrealistico, scellerato, costoso e lesivo dei diritti umani. Quella che abbiamo di fronte è una deriva securitaria, che ha l’unico risultato di esasperare la popolazione».

Gli uffici comunali hanno qualche giorno per produrre la documentazione che smentisca i sospetti dell’organo giurisdizionale internazionale chiamato a far rispettare la Convenzione dei diritti dell’uomo. Devono dimostrare che agli abitanti di Camping River erano state prospettate soluzioni alternative. Cosa che gli interessati negano decisamente. Dal comune, dicono, si limitano a promettere ricoveri di emergenza, peraltro costringendo i nuclei familiari a dividersi. Oppure a concedere un supporto economico per pagarsi un affitto, soltanto che è molto difficile che una famiglia rom trovi una casa in locazione. Per non parlare dei tremila euro promessi a chi accetta il rimpatrio, applicabile ad una esigua minoranza di casi e poco gradito anche da questi.

«Ci mancava il buonismo della Corte europea», sentenzia Matteo Salvini commentando il giudizio. Ma negli anni scorsi i membri della Corte hanno dato dimostrazione di essere molto selettivi: l’anno scorso su quaranta ricorsi di questo tipo ne vennero accolti soltanto sette. «Dare la colpa della mancata inclusione ai rom, come fatto anche in questo caso, è un atto scorretto e ingiusto», insiste Stasolla. «Si pensava di poter spezzare con la forza la possibilità d’esistenza di molte persone, tra cui bambini che regolarmente vanno a scuola» dice Marta Bonafoni, consigliera regionale della Lista Zingaretti. «È inutile mettere in mezzo alla strada persone senza una soluzione reale, e il rischio è che sorgano altri campi informali e abusivi, senza controllo e con rischi ancora maggiori», sostengono Alessandro Capriccioli e Riccardo Magi di Radicali italiani. Per Roberto Giordano, segretario della Cgil di Roma e del Lazio, la decisione di Strasburgo è «uno schiaffo in faccia ai tanti che inneggiano al decoro e alla sicurezza». Virginia Raggi, intanto, ribadisce che i suoi intenti collimano perfettamente con quelli di Salvini, che ha promesso proprio l’altro giorno di cancellare i campi rom capitolini nel giro di tre mesi. Forse la sindaca intendeva incontrare il ministro proprio nell’insediamento che avrebbe voluto sgomberare, ma gli eventi degli ultimi giorni hanno consigliato altrimenti. E quindi il vertice di oggi si terrà nella location più discreta ma meno rischiosa dal punto di vista comunicativo: gli uffici del Viminale. Qui poco meno di un anno fa Raggi aveva incontrato Marco Minniti all’indomani dello sgombero dei rifugiati di piazza Indipendenza, registrando una certa sintonia.

Adesso è diverso, si tratta di avere a che fare col ministro del «governo amico» giallo-verde. Ecco dunque che Raggi ci tiene a precisare che i censimenti nei campi minacciati da Salvini a Roma sono già stati eseguiti. «Abbiamo fatto delle mappature socio-sanitarie per capire chi è nei campi e in che condizione», spiega al Tg3 regionale. Poi attenua il suo discorso promettendo «politiche di integrazione» per i rom. Ma è proprio sulla carenza di queste ultime misure che piomba il pronunciamento della Corte europea.