«L’unico voto utile e possibile, in questa fase, è quello per il Terzo Polo»: a dirlo non sono stati dei fan di Calenda leader di Azione, «uno dei partiti preferiti dai giovani» come lui stesso l’ha definito, e neppure dei nostalgici della rottamazione fedeli a Renzi. Ma quattro ex esponenti di peso di Forza Italia, una volta pretoriani di Berlusconi in Campania. Ad agosto hanno lasciato il partito che non li ha ricandidati facendoglielo scoprire a liste depositate, si tratta di Armando Cesaro, ex consigliere regionale e figlio del senatore uscente Luigi Cesaro (con una lunga lista di procedimenti penali in cui è stato implicato), e dei parlamentari Domenico De Siano, Carlo Sarro e Antonio Pentangelo.

Con loro sono andati via pezzi di partito (amministratori e quadri) soprattutto tra Napoli e Caserta: «Nei prossimi decisivi giorni – si legge nella nota – lavoreremo per rafforzare il risultato del Terzo polo, chiederemo ai tanti che condividono i nostri valori di unirsi in questa battaglia». Una dichiarazione di guerra i cui effetti si scopriranno quando si conteranno i voti andati a Calenda e Renzi nell’area partenopea e in Terra di lavoro. Nel salernitano, invece, si peserà l’influenza della ministra Carfagna che su Cesaro ha preferito minimizzare: «Non ho letto di un accordo, ho letto di una dichiarazione di voto». Ettore Rosato ha invece ringraziato i quattro aggiungendo «insieme sapremo costruire la nostra Italia sul Serio».

Il clima a destra non è sereno, Luigi Bosco di Noi di Centro accusa: «È sconcertante l’approccio che i vertici del centrodestra campano stanno avendo nei confronti dei nostri candidati: proposte di ritiro candidatura a fronte di offerte di ogni tipo che offendono la dignità ed evidenziano come queste forze siano alla frutta».

Il Terzo polo in Campania a inizio mese veniva dato tra il 6 e 7% (ma nei sondaggi dei singoli candidati si leggono cifre più basse). Renzi la scorsa settimana a Napoli azzardava a livello nazionale un 7, 8%: «Nei prossimi mesi Forza Italia fatalmente verrà meno, pezzi di Fi già se ne stanno andando in Campania e guardano al Terzo polo con grande attenzione». Sulla possibilità che aderissero Luigi e Armando Cesaro: «Chiedete a loro» la risposta elusiva di Renzi rispetto a una marcia di avvicinamento iniziata almeno due anni.

Nel 2020, infatti, Fi negò la ricandidatura di Armando Cesaro a consigliere regionale, la conseguenza fu un ammutinamento che si tradusse nell’exploit di Italia viva, dove finirono in lista politici vicini ai Cesaro: Iv si ritrovò con un 7,3% del tutto inatteso. Stesso copione l’anno scorso alle comunali partenopeo con Cesaro jr artefice delle lista Azzurri per Napoli, nella coalizione di centrosinistra del sindaco Manfredi, con dentro anche i renziani. Solo due anni fa Calenda a Salerno dichiarò: «La politica si deve fondare sul merito e sulla capacità di innovare la classe dirigente. Faremo attenzione a chi aderisce ad Azione, saremo attenti a scegliere persone perbene, puntiamo sugli amministratori locali e non parlamentari alla diciottesima legislatura». Diciotto no però Cesaro senior ne ha fatte sei più una da eurodeputato, De Siano e Sarro si sono fermati appena a tre.