L’ultima notizia a riguardo è quella della comparsa nelle acque di Portofino di un granchio tropicale, originario delle coste atlantiche americane. L’animale si aggiunge alle 800 specie esotiche che ormai affollano il Mediterraneo, la maggior parte della quale sta approfittando delle temperature più alte che rendono le acque del mare nostrum sempre più assimilabili a quelle tropicali: ed ecco 3 nuove specie di Barracuda espandersi nel Nord Mediterraneo, o fare capolino fra gli scogli il pesce pappagallo, tipico delle barriere coralline. Il Mediterraneo è lo specchio di quanto sta avvenendo in tutto pianeta ovvero l’”invasione” quella vera, che specie nei climi mediterranei, come in Italia, ha effetti visibili e accentuati dai cambiamenti climatici. Ne parliamo con il Prof. Piero Genovesi, ricercatore presso l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra).

Professor Genovesi, il fenomeno delle specie aliene non è recente: componenti fondamentali della nostra tavola come pomodori, patate, caffè solo per fare alcuni esempi, si sono spostati da una terra all’altra in tempi remoti e noi ne usufruiamo. Possiamo dire che la progressiva antropizzazione abbia provocato la crescita di questo fenomeno? Che cosa ci dicono gli ultimi dati?

Il fenomeno dello spostamento di specie da parte dell’uomo e’ antico, soprattutto nel Mediterraneo, dove la storia di migrazioni umane parte migliaia di anni fa. Gia’ i primi navigatori hanno portato specie come il muflone in Sardegna e Corsica quasi 10000 anni fa. Tuttavia il fenomeno e’ esploso solo negli ultimi 200 anni, a causa della globalizzazione delle economie e del conseguente aumento di viaggi, commerci e turismo. Abbiamo calcolato che negli ultimi 30 anni nel mondo il numero di specie aliene e’ aumentato del 76% e in Italia nello stesso periodo il numero e’ addirittura cresciuto del 96%

L’effetto più recente del cosiddetto Antropocene è il surriscaldamento terrestre: in che entità e quali modalità i cambiamenti climatici possono incidere sul fenomeno delle specie aliene, soprattutto di quelle invasive? Cosa potrebbe succedere da questo punto di vista?

Molti studi hanno evidenziato che le specie aliene invasive e i cambiamenti climatici possono avere dinamiche sinergiche, e questo è vero soprattutto in regioni come l’Europa caratterizzate da climi temperati, perché l’aumento delle temperature rende il nostro continente più idoneo a moltissime specie tropicali, che fino a pochi decenni fa non avrebbero potuto insediarsi nei nostri climi. Nel mare l’effetto dei cambiamenti climatici è particolarmente visibile, perché molte specie di origine tropicale ed entrate nel Mediterraneo attraverso il canale di Suez si stanno ora espandendo verso nord, facilitate dalle temperature piu’ calde del nostro mare.

E’ possibile fare degli esempi di specie la cui invasività è stata determinata dai cambiamenti climatici?

Sono molte le specie di aree tropicali e sub-tropicali che si stanno insediando nel nostro paese la cui espansione è facilitata dai cambiamenti climatici, come la zanzare tigre, la cimice asiatica o nei nostri mari l’arrivo del pesce flauto e del pesce dragone. Il giacinto d’acqua, di origine sudamericana, è arrivato in Sardegna pochi anni trovando un clima particolarmente favorevole che ha permesso a questa pianta di espandersi fino a ricoprire completamente canali e corsi d’acqua tale da bloccare navigazione e pesca. Con i cambiamenti climatici prevediamo che questa specie invasiva potra’ nei prossimi decenni insediarsi anche in aree piu’ a nord nel nostro Paese e anche negli stati dell’Europa centrale.

Recentemente nell’ambito della giornata mondiale della biodiversità è emerso un tasso di estinzione tale da far ritenere agi scienziati che saremmo di fronte alla sesta estinzione di massa, questa volta per cause antropiche. L’introduzione di specie invasive è una dei fattori attuali di estinzione: già adesso si contano estinzioni legate al caos climatico?

I dati di estinzioni disponibili evidenziano che la principale causa della scomparsa di specie animali avvenute negli ultimi 500 anni è dovuta a specie aliene invasive, mentre sono scarse le evidenze di estinzioni provocate dai cambiamenti climatici. Sappiamo che per alcuni gruppi molto minacciati al mondo, come gli anfibi e i coralli, i cambiamenti climatici sono una concausa del rischio di estinzione: per i coralli perché il riscaldamento delle acque li può uccidere, per gli anfibi perché sono animali a sangue freddo legati ad aree umide, e quindi più vulnerabili ai cambiamenti climatici. Inoltre gli anfibi sono sterminati da parassiti e funghi, che con l’aumento delle temperature sono più aggressivi. Per esempio il rospo dorato messicano, estinto da qualche decennio, è scomparso sia per i cambiamenti climatici sia per un fungo, la chitridiomicosi, che attacca gli anfibi. Anche la scomparsa dell’Euscargo di Craugastor, una rana del Costa Rica, è legata a cambiamenti climatici e malattie.

Quali sono le novità più significative sul tema delle specie aliene invasive?

Negli ultimi decenni si sono moltiplicati gli studi sulle specie aliene invasive, permettendo di comprendere molto meglio le dinamiche di questo fenomeno. I dati che abbiamo raccolto a scala internazionale dimostrano che il numero di specie invasive è in forte crescita tra tutti i gruppi tassonomici – vertebrati, invertebrati e piante – in tutti gli ambienti – mare, terra, acque dolci – e in tutte le regioni del mondo, senza segni di una saturazione o di un rallentamento. Nel recente rapporto dell’Ipbes sullo stato della biodiversità le specie aliene invasive sono state inserite tra i 5 principali fattori di perdita di specie globalmente. Siamo anche in grado di prevedere con molta più precisione del passato quali specie potrebbero diventare invasive, e questo può permettere di regolamentarne l’importazione prima che arrivino nel nostro Paese. Conosciamo anche meglio i meccanismi di arrivo, informazione questa essenziale per migliorare la prevenzione, che è sempre la più efficace risposta a questa minaccia.