La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, presenterà a luglio un «piano di emergenza» Ue per l’energia, a cominciare dal gas. In attesa di questo piano – e delle discussioni che avranno luogo da domenica al G7 di Elmau in Baviera – il Consiglio europeo straordinario sull’economia, che Mario Draghi e Emmanuel Macron avevano proposto per luglio, resta per il momento in sospeso.

Nella bozza del testo delle conclusioni del vertice europeo, ieri, è stata aggiunta una frase, che invita «Consiglio e Commissione a prendere tutte le misure necessarie per assicurare un più stretto coordinamento sull’energia tra stati membri». Il primo punto è assicurarsi che tutti gli stati rispettano l’obiettivo di riempire all’80% le riserve di gas, per non venire presi di sorpresa il prossimo inverno. «Sull’energia speriamo per il meglio, ma prepariamoci al peggio» ha riassunto il belga Alexander De Croo, che invita a una maggiore collaborazione sulle riserve di gas.

LA QUESTIONE DEL TETTO al prezzo del gas da parte della Ue resta in sospeso. Se ne parlerà al G7, ma già il cancelliere tedesco Olaf Scholz è «scettico»: «è una cosa che funziona solo se tutti i paesi lo fanno assieme, fino a quando non saremo tutti allineati, o quasi tutti, può non essere così efficace». Per «tutti» Scholz intende non solo i 27, ma anche i grossi consumatori, Cina e India, che sarà difficile imbarcare per imporre un prezzo massimo alla Russia, che usa l’energia come arma.

Gazprom ha tagliato le forniture di gas, Scholz accusa Mosca di «mentire» quando giustifica il taglio con ragioni «tecniche», mentre la chiusura del rubinetto è «politica». Il prezzo del gas è aumentato e le forniture sono diminuite: l’idea di imporre dei gas caps significa porre un limite massimo che la Ue è disposta a pagare per il gas russo (intorno a 80-90 euro per megawattora), tutelando però contemporaneamente gli altri fornitori (Usa, Algeria, Egitto, Qatar, Azerbaijan ecc.), per evitare che vendano le loro produzioni altrove.

SULL’ECONOMIA, IERI mattina c’è stata la partecipazione della presidente della Bce, Christine Lagarde. L’euro è sotto attacco, soprattutto dalla finanza anglosassone, che testa la tenuta della moneta unica, che continua ad avere le debolezze tradizionali – una moneta comune senza budget comune – anche se molte cose sono state fatte dopo la crisi dei debiti per renderla meno attaccabile (tra queste, anche il Mes). Con l’inflazione tornano gli scarti tra tassi di interesse, con l’Italia primo paese fragile (ma lo spread aumenta anche per altri paesi e sta toccando persino la Francia). Per ora, a calmare i mercati sono bastate delle dichiarazioni di Lagarde, ma sono attese prese di posizione più decise sulla garanzia di acquisto di titoli di stato.

IL CONSIGLIO EUROPEO appena finito è stato definito «storico» per aver accolto come candidati alla Ue, Ucraina e Moldavia. Un gesto simbolico, che ha però ha lasciato molta amarezza nei paesi dei Balcani occidentali, bloccati sulla porta. Ieri, il parlamento bulgaro ha però sbloccato la situazione, con un voto che permette l’apertura alla Macedonia del Nord e quindi anche all’Albania (170 a favore, 37 contrari). Già «nelle prossime ore», ha assicurato Macron, che ha ancora per qualche giorno la presidenza semestrale della Ue, il compromesso della Bulgaria sarà tradotto in un accordo a livello europeo.

Ma le promesse di allargamento hanno aperto una crisi nella Ue, che non è pronta ad accogliere nuovi membri con le regole di funzionamento attuali. Scholz ha insistito sulla necessità di una riforma, un «prerequisito» ai futuri allargamenti, anche se non dovrà passare necessariamente per un cambiamento dei Trattati. Per la politica estera e le questioni fiscali si dovrebbe passare dall’unanimità al voto a maggioranza. «È condiviso un sentimento di urgenza» ha affermato Scholz.

Il presidente del Consiglio, Charles Michel, ha annunciato che l’idea francese di creare una «comunità politica europea», cioè una forma di cooperazione allargata in vista dell’adesione (ma non alternativa ad essa) si tradurrà in una prima riunione in autunno, a Praga, sotto presidenza ceca. Avrà la forma di una «piattaforma» e un «format per soli leader», cioè agile, senza burocrazia.