I rifugiati rohingya a rischio rimpatrio

Non sono bastate le condanne internazionali e il via libera della Corte penale internazionale ad avviare un’inchiesta sul genocidio della minoranza Rohingya da parte della giunta militare del Myanmar: ieri il governo birmano ha raggiunto un accordo con il Bangladesh per iniziare il rimpatrio di 720mila persone fuggite nel paese vicino per sfuggire alle violenze dell’esercito. «Abbiamo mostrato la nostra volontà e flessibilità per cominciare i rimpatri il prima possibile», ha detto ieri il segretario birmano agli Esteri, Myint Thu, dopo l’incontro con l’omologo bengalese Shahidul Haque. Eppure appena una settimana fa la missione di inchiesta dell’Onu sul Myanmar aveva avvertito: il genocidio non è mai finito.

***
I morti in Yemen sono 5 volte di più

Che il bilancio delle vittime dell’offensiva saudita contro lo Yemen fosse molto più alto delle 10mila di cui parla da anni l’Onu era prevedibile. Ma ieri è stato definito meglio: l’indagine indipendente della Armed Conflict Location & Event Data Project calcola che gli yemeniti uccisi dalla guerra da gennaio 2016 (nove mesi dopo l’inizio delle operazioni) a ottobre 2018 sono almeno 56mila. Cinque volte il bilancio ufficiale. A loro si aggiungono i morti per fame e malattia, non calcolati. Intanto ieri la coalizione a guida saudita impegnata in Yemen inviava oltre 10mila soldati nella città costiera di Hodeidah, da mesi nel mirino di Riyadh per la sua importanza strategica. Secondo funzionari del governo yemenita del presidente Hadi, alleato saudita, la controffensiva finale contro i ribelli Houthi partirà «entro pochi giorni».