Borrell mette l’elmetto Nato all’Europa: «Azione legittima»
Crisi Ucraina Sì all’uso di armi occidentali contro il territorio russo. Ma «la scelta spetta ai singoli stati». Venti di guerra al Consiglio Esteri di Bruxelles. Anche Macron sulla linea di Stoltenberg
Crisi Ucraina Sì all’uso di armi occidentali contro il territorio russo. Ma «la scelta spetta ai singoli stati». Venti di guerra al Consiglio Esteri di Bruxelles. Anche Macron sulla linea di Stoltenberg
La discussione va avanti da giorni: si può permettere o meno agli ucraini di usare le armi, fornite dai paesi Nato, anche in territorio russo? Il problema, fanno notare i favorevoli, è che i russi si spingono sempre di più a ridosso del confine: lo dimostrano i bombardamenti su Kharkiv, città distante circa 40 chilometri dalla frontiera, che Mosca ha colpito duramente con bombe cosiddette plananti, ordigni teleguidati e capaci di distruggere con una certa precisione a distanza di chilometri. I contrari, oltre a suggerire che armi occidentali sono già in varie forme utilizzate dall’esercito ucraino in territorio russo, indicano il rischio di escalation insita nella richiesta di Kiev e a cui il segretario della Nato Jens Stoltenberg sembra voler dare seguito.
Il punto è quando la palla passa all’Ue risulta difficilmente visibile qualsiasi discontinuità tra la linea proposta dal Patto atlantico e quella di Bruxelles.
IERI NELLA CAPITALE UE si è tenuto il secondo giorno del Consiglio Esteri, stavolta in chiave difesa: un tema le cui decisioni sono in mano alle 27 capitali, non a Bruxelles, ha ricordato l’alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell («ogni singolo Stato membro deve assumersi la propria responsabilità nel farlo o meno»). Ma su cui la linea d’indirizzo del capo della diplomazia europea non sembra essere messa in dubbio o contrastata dalle capitali né dalla politica europea. Almeno non in modo esplicito.
Per il socialista spagnolo, la revoca della restrizione all’uso fuori dal proprio territorio delle armi date all’Ucraina è un’azione «legittima ai sensi del diritto internazionale», con la sola vaga restrizione di dover essere utilizzata «in modo proporzionato». Nel corso della conferenza stampa finale a Palazzo Europa di Bruxelles, l’Alto rappresentante ha anche rivelato qualcosa sulla dinamica interna al Consiglio Esteri, quando ha detto che inizialmente «gli Stati membri erano contrari», poi «alcuni hanno cambiato idea e oggi accettano di far cadere questa limitazione sulle armi che forniscono all’Ucraina».
MA COSA PUÒ INDICARE che tali cambiamenti possano portare consenso o al contrario opposizione alla linea Stoltenberg-Borrell? Il vertice Ue si era aperto con le pressanti dichiarazioni del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg: «Credo che oggi sia arrivato il momento di riconsiderare queste restrizioni, visto che la guerra si è spostata vicino le frontiere». Ma anche lui, come il primo diplomatico d’Europa, aveva sottolineato che la questione è di competenza non dell’Alleanza atlantica, bensì delle capitali. Di nuovo, alle istituzioni sovranazionali va il compito di fare pressione sui governi. Tuttavia, secondo quanto emerge al termine della riunione del Consiglio Ue, nessuno Stato membro avrebbe espresso chiaramente e direttamente l’intenzione di voler ritirare il divieto di utilizzo delle armi fornite dai paesi europei contro obiettivi in territorio russo.
SI TRATTA PROBABILMENTE più una scelta strategica che di un reale contrasto, dato che rendere pubblica la loro decisione li esporrebbe a possibili ritorsioni. Una cautela che getta una luce sull’ambigua spiegazione di Borrell, quando rispondendo alla domanda di un giornalista circa quanti paesi si stessero indirizzando nella direzione auspicata, ha ammesso: «A dire il vero non potrei dire i numeri», sempre soggetti a cambiare. «Alcuni stati hanno parlato di togliere la limitazione, altri lo hanno detto non in modo chiaro, altri ancora hanno detto “lasciatemi pensare”».
Reazioni contrarie arrivano, almeno in Italia, tutte lato governo. Sull’onda del sarcasmo il leader della Lega Matteo Salvini definisce «farneticanti» le dichiarazioni di Borrell, bollato come «un altro di quei bombaroli che vorrebbero che le armi che abbiamo mandato all’Ucraina per difendersi siano usate per distruggere in Russia». Più ponderata ma comunque negativa la reazione del ministro degli Esteri Antonio Tajani: «La posizione di Borrell non è la nostra», chiarisce. E poi precisa che, come da accordi stretti tra Roma e Kiev «non invieremo militari italiani a combattere, né autorizzeremo l’uso di materiale militare italiano fuori dai canfini dell’Ucraina».
IN SERATA ARRIVA INFINE la reazione del presidente francese Emmanuel Macron, che dalla sua visita ufficiale in Germania osserva: «Permettere all’Ucraina di distruggere le installazioni militari sul territorio russo da dove vengono effettuati i bombardamenti non credo porti a una escalation». Tutto il resto della politica, al momento, tace. Quindi acconsente.
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