Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil, il suo amico Gigi Sbarra in una lettera vi chiede di rinunciare allo sciopero generale e andare in piazza con la Cisl sabato. Come risponde?
Rispondo che forse ha sbagliato indirizzo perché la lettera l’ha mandata al Corriere e non a noi. Detto questo, massimo rispetto per le posizioni della Cisl con cui abbiamo scritto assieme la piattaforma su cui scioperiamo giovedì (domani, ndr). Allo stesso tempo chiediamo rispetto per le nostre ragioni e la nostra protesta con cui vogliamo ottenere risposte ulteriori da parte del governo. Sono sicuro però che tutte e tre le confederazioni si ritroveranno unite dalla prossima settimana.

L’attacco mediatico e politico allo sciopero generale è concentrico: forse avere aspettato sette anni per proclamarne uno è stato un errore, ormai sembra una protesta epocale…
Le reazioni mi hanno colpito. Quando in un paese viene attaccato un diritto costituzionale come quello di sciopero sono molto preoccupato. Non si tratta di critiche, ma di un attacco ad alzo zero, quasi squadrista. Ci vorrebbe più rispetto per chi paga di tasca propria rinunciando alla giornata su stipendi già bassi. Il conflitto sociale fa parte del confronto democratico e della storia della nostra repubblica.

Nel frattempo Draghi vi ha convocato a palazzo Chigi per lunedì, ma per parlare di pensioni e del dopo Fornero, non della manovra che dunque sembra blindata seppur l’emendamento sul fisco non sia ancora in parlamento a due settimane dall’esercizio provvisorio.
È un fatto acclarato che la convocazione sia arrivata a due giorni dallo sciopero. E questo mi fa pensare che sia dovuta proprio alla nostra mobilitazione. In realtà il governo aveva promesso di convocarci due volte sulle pensioni: una per discutere di come allargare gli interventi previdenziali in manovra per soli 600 milioni e una per cominciare la trattativa su una modifica strutturale della Fornero. Siamo stati convocati solo sulla seconda e la promessa era che la convocazione arrivasse ad inizio dicembre. Quindi il dialogo con il governo prosegue ma servono risposte molto diverse da parte loro.

Contro lo sciopero ci sono tantissimi gufi. Voi però sembrate tranquilli: sentite di avere il polso del paese perso dai partiti e dalla politica?
Siamo molto tranquilli proprio perché la scelta di fare lo sciopero è venuta dopo il giro per l’Italia fatto con la mobilitazione unitaria con Cgil e Cisl. Lo sciopero è la risposta all’esigenza percepita fra i nostri iscritti e dalle tantissime persone incontrate in piazza e in assemblea. Incontri che mi hanno toccato il cuore: i pensionati che non ce la fanno ad arrivare a fine mese, lavoratori a cui la cassa integrazione sta scadendo, giovani avvocati che mandano 50 curriculum senza avere risposta, giovani ingegneri che lavorano in stage da 300 euro, i lavoratori di Air Italy, i lavoratori delle palestre pagati 5 euro l’ora. Ci hanno chiesto aiuto e ci danno una solidità nella nostra scelta che nessun gufo può scalfire. Davanti a un paese cloroformizzato dal pensiero unico che tutto va bene, che non riconosce che il 6% di aumento di Pil è solo un rimbalzo, dove le multinazionali continuano a scappare, noi vogliamo aprire una breccia e dare voce a chi non ce l’ha e ha pagato la pandemia, avvertendo governo e politica che non va tutto bene, che c’è un problema che riguarda tanta parte del paese.

A proposito di delocalizzazioni, invece di spingere per un decreto lunedì anche la sottosegretaria Todde – prima autrice del provvedimento – ha aperto al dialogo con Bonomi.
Registro che i ministri tentennano da luglio e intanto Confindustria contesta. Aggiungo: il tema della responsabilità sociale delle aziende dovrebbe essere preso sul serio da Bonomi. Perfino l’Ocse parla di procedure e linee guida da rispettare per le multinazionali. E invece l’Ocse viene citato solo quando dice – erroneamente – che spendiamo troppo di pensioni.

Tornando alla manovra lei è molto duro con la richiesta di stop alle cartelle esattoriali chiesto dalla destra e con il bonus edilizio 110% aperto a tutti che vuole il M5s.
Sì, perché noi rappresentiamo chi le tasse le paga tutte in busta paga. E quindi non accettiamo il condono delle cartelle esattoriali e ci chiediamo se sia giusto che il bonus 110% valga anche per chi ristruttura ville. Solo da noi sono stati dati 170 miliardi alle imprese senza alcuna condizionalità anche a chi ha sede nei paradisi fiscali. In tutti gli altri paesi europei durante la pandemia i soldi alle imprese sono stati legati a impegni sull’occupazione e rispetto dell’ambiente.

L’azzoppamento fin troppo burocratico del Garante allo sciopero e i dati bassi – seppur contestati – sull’adesione venerdì scorso allo sciopero della scuola sono campanelli d’allarme per giovedì?
Assolutamente no. Abbiamo richieste di partecipazioni per la piazza di Roma superiori alle attese e ottimi segnali anche per Milano, Cagliari, Palermo e Bari. Lo sciopero nella scuola era molto complicato per il periodo che stiamo vivendo ma la partecipazione è stata buona. Giovedì sciopereremo anche per chi non potrà farlo nella sanità e nei settori che avevano mobilitazioni recenti.

La distinzione che avete fatto tra Draghi – che è stato messo in minoranza sul cosiddetto “contributo di solidarietà” sulle bollette – e la politica che invece non vi ha ascoltato per nulla è reale? Contro chi scioperate?
La nostra controparte è il governo tutto. Draghi ha dato segnali di disponibilità – di certo non sufficienti – ma se li è subito dovuti rimangiare. Noi non scioperiamo né contro Draghi né contro i partiti. Scioperiamo per dare voce a chi sta male e per costruire un’Italia migliore, più giusta e più equa.