Coprire le atrocità del nemico. È questa l’accusa reciproca che Ucraina e Russia si rivolgono nel giorno in cui un attacco missilistico ha colpito una prigione a Olenivka, nel territorio controllato dalla Repubblica popolare del Donbass, uccidendo 53 prigionieri di guerra e ferendone altri 75, tutti ucraini. La struttura ospitava i militari di Kiev arrestati dopo la caduta di Mariupol.

DAL CREMLINO hanno fatto sapere di aver aperto un’indagine ufficiale e di aver già inviato sul posto una squadra speciale del Comitato investigativo della Russia (Sledstvennyi komitet, ndr), la principale agenzia di investigazione criminale del Paese. Intanto, il media di Mosca Ria Novosti ha riferito che sul luogo sono stati trovati frammenti di razzi di precisione Himars che, com’è noto, sono forniti dagli Stati uniti. Secondo alcune fonti del Cir è stato aperto un procedimento penale e saranno adottati «tutti i provvedimenti per stabilire le circostanze dell’incidente e i nazionalisti ucraini coinvolti in questo crimine».

DENIS PUSHILIN, leader della Dnr, ha fatto sapere che la struttura carceraria ospitava in tutto 193 detenuti ma non ha chiarito quanti di questi fossero prigionieri di guerra ucraini. Fin dalla mattinata di ieri, tuttavia, si sono diffuse diverse voci secondo le quali anche alcuni membri del Reggimento operazioni speciali (ex-battaglione) Azov, nemici giurati del Cremlino anche a livello mediatico in quanto spesso usati da Putin come simbolo delle presunte tendenze “naziste” del governo ucraino. Inoltre, il vice-comandante delle forze armate separatiste filo-russe, Eduard Basurin, ha suggerito che l’Ucraina ha deciso di colpire la prigione per impedire ai prigionieri di rivelare informazioni militari fondamentali. Secondo Basurin, «l’Ucraina sapeva esattamente dove erano detenuti e in quale luogo» i propri uomini e «dopo che i prigionieri di guerra ucraini hanno iniziato a parlare dei crimini commessi e degli ordini ricevuti da Kiev, la leadership ucraina ha preso la decisione di lanciare un attacco qui».

LA RISPOSTA ucraina, arrivata poco dopo dall’ufficio del neo-eletto procuratore generale Andriy Kostin, riferiva numeri diversi, circa 40 morti e 130 feriti, che la Russia stessa avrebbe bombardato, come avevano affermato in precedenza anche fonti militari di Kiev, per «distruggere le prove della tortura e dell’uccisione dei prigionieri di guerra ucraini». Anche la procura generale ucraina ha avviato un’indagine, ufficialmente in seguito alla diffusione online di un video che sembra mostrare soldati russi che torturano brutalmente prigionieri di guerra ucraini. «Il trattamento crudele dei prigionieri di guerra, la loro tortura, comprese le mutilazioni fisiche, è una grave violazione» della Convenzione di Ginevra sul trattamento dei prigionieri di guerra, ha dichiarato il procuratore generale alludendo a un altro video che mostrava persone in uniforme dell’esercito russo mentre tagliavano i genitali di un militare ucraino.

ANCHE DMYTRO KULEBA, ministro degli esteri ucraino, ha condannato con forza «i brutali crimini di guerra» commessi dai soldati russi contro i prigionieri di guerra ucraini e ha invitato l’Ufficio del Procuratore della Corte penale internazionale a indagare sui crimini di guerra e contro l’umanità» commessi dai russi in Ucraina. Addirittura, secondo la Direzione dell’intelligence del ministero della difesa ucraino, l’attacco di Olenivka sarebbe stato ordinato dal capo della milizia mercenaria russa “Wagner”, Yevgeny Prigozhin, e non sarebbe stato coordinata con il ministero della difesa russo. Nei giorni scorsi anche i servizi di intelligence britannica avevano accusato la Wagner di diverse azioni «in autonomia». Tuttavia, più che una conferma, quella ucraina sembra un colpo alla cieca. I cattivi possono essere accusati di tutto, tanto sono cattivi.

Tra l’altro, quest’ultima dichiarazione è molto significativa poiché in precedenza lo Stato maggiore ucraino aveva invece dichiarato che l’attacco era premeditato e coinvolgeva direttamente il Cremlino. Ne consegue che la linea di Kiev al momento non sia del tutto chiara. Ciò che evidente è il fatto che si biasima la Russia per aver voluto gettare discredito sull’Ucraina con un’operazione ad hoc volta a interrompere la fornitura di armamenti ai difensori.

INTANTO, mentre sul fronte sud tutto il mondo attende l’inizio della controffensiva ucraina verso la città di Kherson, che da molti giorni l’intelligence britannica dichiara imminente, ieri il presidente Zelensky si è recato in visita ai porti di Odessa e di Chornomorsk per accogliere gli ambasciatori dei Paesi del G7. A proposito della riapertura dei porti del grano il leader ucraino ha dichiarato che «l’Ucraina è pronta». Secondo il ministro delle Infrastrutture ucraino, Oleksandr Kubrakov, infatti, 17 navi sarebbero già cariche e pronte a salpare e un’altra viene caricata in queste ore.