Un’aula gremita, banchetti con libri e autoproduzioni, persone arrivate da tutta Italia: è l’assemblea nazionale di Non Una di Meno che ieri e oggi colma le sale dell’Alma Mater di Bologna. Per costruire un percorso verso l’8 marzo, in cui per l’ottavo anno il movimento transfemminista lancia lo sciopero globale produttivo e riproduttivo.

LO SLOGAN «se le nostre vite non valgono, noi scioperiamo» si prefigge di cristallizzare le energie del grande corteo che il 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne e di genere, ha portato in piazza a Roma mezzo milione di persone dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, anche a seguito del lungo lavoro culturale e politico degli ultimi anni. Perché, anche se alcune parole chiave quali maschilismo e patriarcato sono finalmente entrate nel linguaggio comune, inaugurando un cambio di visione, la strada è ancora lunga.

I DATI, d’altronde, parlano chiaro. Basta leggere il Report delle organizzazioni della società civile per la Cedaw, Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna delle Nazioni Unite. L’indagine, redatta per l’Italia da 32 organizzazioni e 4 esperte indipendenti e presentata il 29 gennaio dall’associazione D.i.Re – Donne in Rete contro la Violenza, denota come manchi ancora un approccio «sistemico e strutturale» nel colmare il gender gap nel nostro Paese, che continua a non investire adeguatamente sulle politiche di caregiving, lavoro, empowerment, status economico, stereotipi e violenza di genere.

QUESTO FA SÌ che in ambito lavorativo le donne continuino a essere scarsamente rappresentate e sottopagate, con ostacoli che si sommano alle mancanze relative alla salute riproduttiva, e si inaspriscono quando c’è un background migratorio o la disabilità. In questo contesto il lavoro di cura, ancora una volta scaricato sulle spalle delle donne in condizioni altamente precarie, le espone a sfruttamento e violenza. L’Istat riporta che il 31,5% delle donne fra 16 e 70 anni ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, compreso lo stupro. L’ultimo registrato nel nostro Paese è di gruppo, ed è avvenuto in un parco centrale di Catania il 30 gennaio. E nonostante il contrasto alla violenza sia svolto principalmente dai Centri Antiviolenza (Cav) e dalle case rifugio, non ricevono adeguate risorse umane e finanziarie.

LO HANNO RICORDATO all’inizio dell’assemblea plenaria le compagne della Casa delle donne di Roma Lucha y Siesta, su cui incombe una delibera di sgombero, nonostante centinaia di donne vi abbiano trovato rifugio: «Abbiamo vinto il processo penale, ma questa parte non è ancora risolta» hanno raccontato, ribadendo come «la messa a bando dello spazio non è che un tentativo di svuotamento delle nostre parole» e che l’antiviolenza deve partire da presupposti transfemministi per poter essere efficace e non ricadere nello stereotipo. «Con l’attuale governo stiamo assistendo a un ritorno del materno come unica declinazione del femminile, un welfare rarefatto e selettivo e politiche di contrasto alla povertà familiste e razziste» ha affermato al microfono il gruppo di Nudm Roma e a cui hanno fatto eco diverse voci.

ANCHE DEL MONDO Lgbtqia+, come il tavolo dei legami queer di Stati Genderali and Disability: «Il governo sta attaccando tutte le persone che hanno una vita diversa da quella che loro propongono come modello, che è ormai anacronistico. Noi lavoriamo a una riscrizione del diritto di famiglia, che renda concreta la pratica della cura anche fra chi non ha legami di sangue», hanno spiegato, mentre la Laboratoria di autodeterminazione di genere chiede una legge per le soggettività trans che comprenda anche l’accesso all’aborto.

L’AUTODETERMINAZIONE è anche nella necessità di affrontare nelle scuole «un’educazione al consenso che insegni la libertà dei corpi» ha riportato una studentessa del gruppo Un altro genere di educazione, di Padova. Le istanze rispondono al tentativo dell’incontro nazionale di portare i contenuti dell’8 marzo a livello capillare, per sottolineare come la violenza permei ogni aspetto della vita personale, relazionale, lavorativa.