Pagine a confronto nel catalogo verde flou della VI edizione della biennale Foto/Industria di Bologna – GAME. L’industria del gioco in fotografia (fino al 26 novembre) – l’unica al mondo dedicata alla fotografia d’industria e lavoro che con la direzione artistica di Francesco Zanot celebra il decimo anniversario di Fondazione MAST: nell’immagine di Raed Yassim di The Absent Album (2010-2015) la mano femminile descrive l’abbraccio; l’uomo è di spalle, il gesto cela in parte il volto stesso della donna. Nella pagina accanto, la bambina nera dai grandi occhi puntati verso l’osservatore – in Affirmations (2023) di Danielle Udogaranya – è sollevata in aria da mani anch’esse femminili.

Nel «gioco» delle parti il mix di realtà e immaginario è utile per riscrivere una storia cancellata, come per l’artista e musicista/dj che attinge al repertorio nostalgico di scene di film egiziani d’epoca che agiscono come meccanismi sostitutivi nel ricreare l’album di famiglia che lui e i suoi familiari hanno perso durante la guerra civile in Libano. Per Danielle (aka Ebonix o EbonixSims) co-fondatrice della piattaforma Black Twitch UK si tratta, invece, di creare un mondo virtuale con avatar digitali (The Sims) elaborati da personaggi reali della comunità black solitamente non rappresentata nelle sue diversità, che il giocatore può scaricare dall’app e riconoscersi nel videogioco.

Tra le dodici mostre (inclusa la collettiva Automated Photography in collaborazione con l’ECAL/University of Art and Design Lausanne) allestite nel centro storico e al MAST vengono esplorate diverse declinazioni del tema: il gioco come macchina, come dispositivo spaziale, sociale e per l’invenzione della realtà.

Oltre alle artiste e artisti contemporanei C. B. Evans, O. Barbieri, E. Beckman, H. Benohoud, D. Faust, A. Gursky, E. Kessels, L. Fregni Nagler nonché Udogaranya e Yassin ci spostiamo all’inizio del ‘900 con le foto sulle fiere berlinesi di Heinrich Zille provenienti dalla Berlinische Galerie: accanto alle stampe al collodio originali sono esposti gli ingrandimenti realizzati da Michael Schmidt nel 1988-89. Altra interessante riscoperta è quella dell’album dei viaggi di Carlo e Luciana, coniugi di Vignola (Modena), inconsapevoli protagonisti di un progetto concettuale che li ha visti posare in oltre mezzo secolo nei luoghi più iconici della terra, l’uno fotografava l’altra e viceversa. Grazie all’intuito di Sergio Smerieri, proprietario del laboratorio fotografico dove la coppia si serviva, questo materiale è finito nelle mani di Erik Kassel che gli ha dato nuova vita nel 17° capitolo del suo progetto editoriale In almost every picture.

Immagini che ci proiettano in un’altra epoca anche quelle della serie Flippers (1977-78), con riferimenti iconografici da Hollywood al Flower power: Olivo Barbieri, all’inizio della sua carriera, è tornato più volte a fotografare i frammenti di superfici dipinte dei biliardini elettro-automatici in una fabbrica abbandonata nella zona di Carpi. In mostra sono presenti anche le foto vintage a colori stampate da lui che trasmettono l’eco della sonorità eclettica del flipper con la pallina che schizza e il totalizzatore che s’illumina spegnendosi definitivamente con l’avvento del videogame.