Chi ha paura dell’etica d’impresa? Per la seconda volta nel giro di pochi giorni, il Consiglio, a nome dei governi dei 27 paesi Ue, blocca un provvedimento che impone il rispetto di norme ambientali per le aziende e incide anche sul versante dei diritti umani e di quelli dei lavoratori. Si tratta appunto della direttiva sulla sostenibilità aziendale (Corporate sustainability due diligence directive, Csddd), una legge proposta dalla Commissione Ue nel 2022 nel quadro del Green deal europeo, che aveva già ricevuto il via libera dal Trilogo (la riunione informale di Eurocamera e governi Ue guidata dalla Commissione) a metà dicembre scorso.

LA PRASSI È CHE GLI ACCORDI politici si rispettano. Questo almeno era accaduto – con l’importante eccezione del travagliato accordo sulle emissioni di Co2 delle auto – nel flusso legislativo che porta le leggi a essere approvate sia dall’Eurocamera che, appunto, dal Consiglio Ue. Fino a che questo concitato scorcio di legislatura 2019-2024 non ribaltasse le certezze. Il testo Csddd è approdato ieri in Coreper, assemblea dei rappresentanti permanenti, ovvero gli ambasciatori dei 27, dove per essere approvato serviva la maggioranza qualificata (55% dei paesi in rappresentanza del 65% della popolazione Ue), che non è stata raggiunta. Fonti diplomatiche Ue riferiscono come al voto esplicitamente contrario della Svezia si siano affiancati le astensioni – che equivalgono a un no – di altri 12 paesi, tra cui Ungheria, Finlandia e Malta. Riconfermata l’astensione anche per Italia e Germania, che nella partita contro l’etica d’impresa stanno giocando un ruolo di primo piano.

LA NORMATIVA AVEVA infatti subito il primo stop lo scorso 8 febbraio nel corso della riunione dei ministri dell’Industria dei 27. In quell’occasione il governo tedesco aveva scelto l’astensione, determinata dalle pressioni della componente liberale (Fdp) dell’esecutivo Scholz e nonostante il favore degli alleati di governo, socialdemocratici (Spd) e verdi (Grünen). A ruota, la scelta del ministro Adolfo Urso per l’Italia, che rispondeva alla pressante richiesta di Confindustria di far saltare la direttiva. Constatata la minoranza di blocco da parte dei due paesi, la presidenza belga sospende il voto e lo rimanda a fine mese nella speranza di trovare una soluzione. Inutilmente, dato l’esito in Coreper.

REPLICA A STRETTO GIRO la deputata socialista olandese Lara Wolters, relatrice della direttiva per l’Europarlamento, parlando di volontà degli Stati di fare giochi politici in vista delle Europee di giugno. «Due anni di accurati negoziati sono andati in fumo» ha detto visibilmente contrariata rivolgendosi ai giornalisti da Strasburgo, dove è in corso la sessione plenaria dell’Eurocamera. «E tutto questo perché gli Stati danno retta a una minoranza di forze industriali che fanno lobbying».

IN UNA NOTA DIFFUSA poco prima, l’eurodeputata aveva spiegato: «Il lavoro minorile in Congo per estrarre il cobalto per i nostri smartphone, il degrado della foresta pluviale in Brasile per far finire la soia nei nostri supermercati: sono solo due esempi di pratiche commerciali irresponsabili che si verificano ancora nel mondo di oggi, con un impatto particolare sui più vulnerabili. Non possiamo chiudere un occhio, soprattutto quando il risultato delle loro filiere finisce nei nostri supermercati, nei nostri armadi o negli smartphone e nei computer che utilizziamo».

AD OGGI, ANCORA MOLTI i dossier aperti che i co-legislatori europei devono chiudere in tempi brevissimi. La fretta è determinata dalla sospensione dell’attività legislativa tra poche settimane, in vista delle elezioni, come anche dallo spauracchio della presidenza di turno ungherese in coincidenza con l’inizio della nuova legislatura (1 luglio). A rischio tagliola, la ‘direttiva rider’ in difesa dei precari della gig economy, due volte bocciata in Consiglio, proprio come l’etica d’impresa, mentre la direttiva imballaggi attende ancora i negoziati finali in data 4 marzo, con la contrarietà frontale dell’Italia. Sub iudice dell’approvazione dei governi, non più scontato, resta anche un file legislativo chiave come quello sull’Intelligenza artificiale.